di ALDO VARANO - La decisione di Falcomatà, a poche settimane dalla sua elezione, di dare il via in modo organico alla raccolta differenziata dei rifiuti non è soltanto inevitabile e necessaria, come s’è detto, ma, prima di tutto, coraggiosa, innovativa e strategica.
Coraggiosa, perché la differenziata non s’è fatta fino ad ora non solo per incapacità o imperizia, ma perché attorno al ciclo dei rifiuti sono annidati interessi potenti e poco trasparenti per i quali le montagne puzzolenti e mefitiche agli angoli delle strade provocano emergenza e sono quindi tutto grasso che cola.
Innovativa, perché in passato sindaci e commissari sulla differenziata hanno blaterato senza mai giocarsi la propria credibilità come ha deciso, invece, di fare con evidente nettezza Falcomatà.
Strategica, perché è vero (lo ha scritto nei mesi scorsi il professore Russo su Zoom) che la differenziata è una delle mosse per costruire Reggio come città europea. Coi rifiuti per le strade non si può fare nient’altro che piangerci addosso. Nient’altro.
Anche la scelta di accerchiare il corpaccione della città, partendo dalle frazioni e dagli aggregati che la circondano, al di là di come la si giustifica, rivela la voglia di fare sul serio. Quei territori per dimensione e caratteristiche (vedi l’esperimento Bocale) consentono un più facile controllo di un processo comunque difficile e complesso. Ma realizzato lì verrà tolto qualsiasi alibi alla parte a più alta densità: spirito civico e sanzioni per chi contravviene verranno invocati da tutti e tutti si sentiranno impegnati a imporli.
Ma bisogna aggiungere qualcosa. Non esistono al mondo città pulite senza la partecipazione corale dei cittadini alla raccolta dei rifiuti. Nessun Comune al mondo può garantire veramente la pulizia di un grande (ma ormai anche piccolo) centro se i cittadini (tolti neonati e lungodegenti) non dedicano quotidianamente qualche minuto (si tratta solo di questo) alla propria spazzatura.
Quando i reggini si lamentano del Comune per i rifiuti e la città sporca, hanno ragione da vendere rispetto all’assenza della spinta organizzativa che deve innescare il ciclo per farli sparire garantendo anche maggiore salubrità.
Ma la sporcizia della città dipende da ognuno di noi. Possiamo moltiplicare per 10 le tasse (già ora insopportabili) ma la lordìa resterà lì. Inutile girarci intorno: se si vogliono eliminare i rifiuti dalle strade, perfino trasformandoli in ricchezza, è necessario che il rapporto di ogni reggino con la spazzatura - ora ostile, furbo, selvaggio, primitivo, parassitario - diventi di quotidiana e permanente attenzione. Sarà questa la parte più impegnativa. Trattare la spazzatura, differenziandola secondo le indicazioni, deve diventare come respirare o mettersi le scarpe prima di uscire da casa. Professionisti, ricchi borghesi, ceti medi e popolo, uomini donne, bambini e ragazzi uscirebbero da casa a piedi nudi senza sentirsi ridicoli? Va creato lo stesso atteggiamento per la differenziata. Deve diventare abitudine. In fin dei conti si tratta, avviato il meccanismo, di mettere giornali e carta in un posto, di arrolare le bottiglie dell’acqua minerale e i contenitori dei detersivi, raccogliere il vetro e le lattine: pochi gesti, pochissimi minuti. Se 130mila reggini ogni giorno impegnassero 4 minuti sui rifiuti scaglierebbero contro di loro oltre 1500 giornate lavorative rendendo possibile anche a Reggio l’allegro corteo funebre per la morte del cassonetto.
Condofuri, Roccella e altre decine di comuni dell’Italia meridionale e della Calabria ce la stanno facendo. Non esiste nessun motivo al mondo che possa impedirlo a Reggio.
Falcomatà ha deciso di rischiare ed è questa la sua prima reale mossa strategica per cambiare la città. La prima. Ne serviranno altre, molte altre. E solo allora il giudizio sarà possibile. Ma intanto bisogna prendere atto che questa scelta arriva dopo anni in cui mosse vere che andassero oltre la propaganda non se ne sono viste un granché. Avrebbe potuto cominciare da punti meno rischiosi e più facili. Ma tempo a Reggio, deve aver pensato, non ne abbiamo molto. Ed è vero.