di RICCARDO TRIPEPI -
Si arroventa il clima politico con l’avvicinarsi della tornata amministrativa di fine mese. Lo scontro tra i partiti si è inasprito, in particolare, dopo la decisione assunta dal presidente del Consiglio regionale Antonio Scalzo di convocare l’assemblea per il prossimo 20 maggio.
All’ordine del giorno mozioni e interrogazioni presentate dai consiglieri e gli eventuali provvedimenti di legge che dovessero venire approvati dalle Commissioni. Per il capogruppo di Forza Italia Alessandro Nicolò si tratta di un atto di arroganza politica che tradirebbe il mandato dato al presidente dalla Conferenza dei capigruppo durante l’ultima riunione.
Non solo. Secondo l’azzurro la convocazione dal sapore politico andrebbe contro la prassi che ha sempre evitato riunioni di Consiglio in prossimità di appuntamenti elettorali. Inevitabile la conseguenza: Forza Italia non parteciperà ai lavori dell’assemblea. «In sede di Conferenza dei presidenti di gruppo – spiega Nicolò – avevamo posto all’attenzione del presidente Scalzo la necessità di dedicare la seduta consiliare esclusivamente ai temi istituzionali. In particolare, dai lavori della Conferenza era stato ribadito che per rispetto di una prassi istituzionale consolidata, in questa fase di campagna elettorale che precede le elezioni amministrative in diversi comuni della nostra regione, il Consiglio non si dovesse occupare di temi con valenza politica, che possano anche influenzare il voto. Tale richiesta, come certificato dal documento finale della Conferenza dei Gruppi, era stata unanimemente condivisa. Il presidente Scalzo, dunque, disattendendo quel deliberato, ha posto in essere uno strappo istituzionale e minato la credibilità stessa dell’organismo».
Non si è fatta attendere la replica da parte del centrosinistra che è stata affidata ai consiglieri Sebi Romeo e Giuseppe Giudiceandrea. «Siamo francamente sorpresi dalla dichiarazione del presidente del gruppo di Fi. Nel corso dell'ultima conferenza dei capigruppo - affermano - si era concordato che la prossima seduta del Consiglio sarebbe stata dedicata a temi istituzionali e non politici, considerata l'imminenza del prossimo turno di elezioni amministrative. Siamo sorpresi, proprio perché riteniamo che non ci sia nulla di più istituzionale di un Consiglio dedicato a interrogazioni e mozioni, molte delle quali depositate da rappresentanti della minoranza. Addirittura, alcuni di questi provvedimenti recano la firma congiunta di consiglieri di maggioranza e opposizione, a testimonianza dell'assoluto rigore del comportamento del presidente Scalzo, ma anche del pieno rispetto della volontà della Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari». Secondo Romeo e Giudiceandrea «Nicolò cerca di alzare i toni e montare ad arte una polemica che, ripetiamo, sarebbe altrimenti inspiegabile e priva di motivazione: per il partito che lui rappresenta in Consiglio regionale, infatti, è un momento di enorme difficoltà, come dimostra l'ormai inarrestabile emorragia di consensi e il tracollo che, da ultimo, è arrivato a Trento e Bolzano».
Ad agitare ulteriormente le acque di palazzo Campanella ci ha poi pensato il Tar della Calabria emettendo la sentenza di primo grado che accoglie il ricorso presentato da Gianluca Gallo, difeso dagli avvocati Oreste e Achille Morcavallo, contro l’elezione nel Consiglio regionale di Giuseppe Graziano. I giudici amministrativi hanno accolto la tesi dei difensori di Gallo secondo i quali Graziano era ineleggibile perchè non aveva rispettato i termini e i tempi per mettersi in aspettativa dal Corpo forestale dello Stato.
«Rispetto la volontà della magistratura - ha detto Gallo - che ha accolto le brillanti tesi difensive dei miei avvocati. Ero sicuro di vedere accolto il mio ricorso. Sicuramente, non essendo la sentenza esecutiva, andremo avanti».
Un commento alla decisione dei magistrati è arrivato anche da Giuseppe Graziano che ha annunciato immediato appello. «L’ordinanza, allo stato attuale - afferma Graziano in una dichiarazione - non decreta in alcun modo la decadenza dall'incarico elettorale in quanto la richiesta di rigetto del ricorso del reclamante, perorata tra l’altro anche dal Pubblico ministero in sede di discussione del primo grado di giudizio, verrà reiterato anche nell'immediata richiesta d'appello».