Le ambasce del Cdx e il referendum che (forse) non c’è

Le ambasce del Cdx e il referendum che (forse) non c’è

ferro-santelli   di RICCARDO TRIPEPI -

Più si avvicina il 20 giugno e più cresce l’incertezza all’interno del centrodestra calabrese. Entro tale data, infatti, dovranno essere consegnate al segretario generale del Consiglio regionale le firme per la richiesta di referendum sulla riforma dello Statuto. La coordinatrice regionale di Fi Jole Santelli ha annunciato alla vigilia delle amministrative dello scorso 31 maggio di avere già raccolto le sette firme necessario per l’avvio della pratica. Avrebbero firmato i cinque consiglieri eletti nelle fila degli azzurri (Nicolò, Salerno, Morrone, Tallini e Orsomarso) e due dei consiglieri della Casa delle Libertà (Cannizzaro e Mangialavori). Per il momento non si è convinto il terzo consigliere della Cdl Giuseppe Graziano, mentre i tre consiglieri del Nuovo centrodestra non hanno mai pensato di appoggiare una simile iniziativa. Il senatore Giovanni Bilardi ha poi fugato via ogni dubbio annunciando ufficialmente la posizione degli alfaniani che non smetteranno di cercare il dialogo con il centrosinistra di Oliverio, almeno per il momento. Il senatore ha poi puntato l’indice contro l’enorme spesa che la consultazione referendaria provocherebbe a danno delle già provate casse regionali.

Ed è proprio questo il punto più fragile dell’idea targata Ferro-Santelli e che sta facendo moltiplicare i dubbi all’interno dei partiti. Sono stati richiesti agli uffici di palazzo Campanella i costi precisi della consultazione referendaria, mai avvenuta in Calabria, ma è chiaro che sarebbero simili a quelli di una consultazione elettorale. Impossibile che si possa spendere meno di quattro milioni di euro. Giustificare un simile esborso per un referendum tecnico, da addetti ai lavori, sarebbe assai arduo. In gioco ci sono infatti le norme che portano da sei a sette il numero dei componenti della giunta, fanno venire meno il limite del 50% degli assessori e esterni e l’eliminazione della figura del consigliere supplente. Roba da politici e tecnici che di certo non appassionerà i calabresi. Davanti ad un flop di partecipazione la spesa per il referendum diventerebbe ancora più inaccettabile. Se poi si aggiunge che anche tra i partiti di centrodestra c’è stata piena adesione, pare evidente che siano elevatissimi i dubbi all’interno di Forza Italia.

Chi attende le mosse dell’avversario è il governatore Mario Oliverio che aspetta il 20 giugno (o qualche giorno prima secondo qualcuno) per capire se può, finalmente, completare la squadra di governo. In caso di referendum, invece, il governatore procederebbe ugualmente alla nomina di due assessori, secondo Statuto ante riforma, per completare il tutto al termine della consultazione. In casa centrosinistra, però, nessuno crede davvero che il centrodestra possa compiere tale azzardo e che l’iniziativa referendaria abbia avuto più un sapore elettorale per spingere i partiti per le amministrative che avranno la loro conclusione con il ballottaggio del 14 giugno. Tanto che il dibattito interno è più concentrato sui nomi.

Il ballottaggio principale è tra i renziani Salvatore Perugini e Demetrio Naccari. Dovesse prevalere il primo (come vorrebbe Oliverio) da Reggio dovrebbe arrivare una donna (Elisabetta Tripodi, Consuelo Nava). Viceversa i renziani cosentini dovrebbero indicare il nome di una donna. A chiudere il quadro la Corigliano, in quota Oliverio, e un esponente del collegio centro che potrebbe essere uno tra Vallone e Sulla.