di rictrip -
Il Consiglio comunale ha approvato a maggioranza il bilancio consuntivo del 2014. Una manovra finanziaria per lo più ereditata dalla gestione commissariale sulla quale il centrosinistra e l’assessore Armando Neri non hanno potuto incidere molto. C’è da dire che, al contrario del recente passato, un atto di coraggio può essere segnalato: l’eliminazione dalla mole dei residui attivi di 51 milioni di euro e di 31,2 da quelli passivi. Una goccia nel mare dell’oceano dei residui, ma un preciso segnale: finalmente ci si muove per purgare il bilancio da una serie di artifici contabili che lo hanno drogato per anni e che, evidentemente, hanno continuato a farlo anche durante la gestione dei Commissari.
Finiscono qui le note positive. Per il resto non c’è per nulla da stare allegri, né da attendere “primavera”. La mole del disavanzo è enorme: si tratta di 87 milioni di euro che schiacceranno Palazzo San Giorgio per i prossimi anni con un piano di rientro capestro che non pare neanche fattibile. I Commissari, ad esempio, vi hanno messo dentro tra gli attivi un recupero dell’evasione fiscale che non corrisponde alla realtà, mentre hanno sottostimato il peso dei debiti fuori bilancio.
Non sorprende che il sindaco Falcomatà abbia più volte usato l’espressione “default” per descrivere la situazione dei conti di Reggio. Ha ragione il sindaco quando chiede unità di intenti per salvare il salvabile davanti ad una situazione del genere, ma la sua amministrazione deve osare per evitare che il costo della mala gestio della cosa pubblica venga pagato solo dai cittadini. I servizi offerti sono infimi, mentre la tassazione è alle stelle. Reggio non può rimanere impiccata ad un piano di rientro capestro fatto, secondo l’interpretazione circolata in Consiglio, dai Commissari per salvare qualcuno. Serve una diversa interlocuzione con il governo, che il sindaco sta provando ad avviare, per allentare la morsa sui cittadini e dare ossigeno alle casse. Nel frattempo se dai conti emergono illegittimità recenti o passate, bisogna chiederne conto. Né si possono più tollerare atteggiamenti arroganti della burocrazia di palazzo, come quello ultimo dei Revisori dei Conti che non hanno preso parte alla seduta di Consiglio.
Senza uno stacco netto con il passato e il coraggio di osare si proseguirà a vivacchiare in una città che è al collasso e con lo spettro di un dissesto che aleggerà su palazzo San Giorgio ancora per molti anni.