di MASSIMO ACQUARO
- Non è stata una batosta, ma certo ci assomiglia molto. Ha ragione lei, caro Direttore, Vibo, Lamezia, Gioia Tauro sono zone vitali dell'economia calabrese, i punti di snodo del traffico aereo, navale, stradale della regione e la sconfitta brucia o dovrebbe bruciare nel csx.
Per mille ragioni, e non solo per colpa sua, ma anche per suo demerito. Oliverio è da subito sembrato "vecchio", incapace di esprimere quel tasso di novità, di svolta che la Calabria aspettava con impazienza. Si è ficcato in una giungla di cavilli, di battaglie (si pensi solo al commissariamento della sanità), di mediazioni che la gente non ha capito e in cui, forse, c'era poco da capire.
Dalla '"botta" iniziale assestatagli dall'ex ministro Lanzetta, alla giunta incompleta, alle polemiche su De Gaetano è stato un succedersi di intoppi che hanno appannato la vittoria e reso poco credibile la svolta.
Così, poco a poco, c'è il rischio che la Calabria torni nel suo recinto di un tempo che è sempre stato il cdx per mille ragioni che tutti conoscono.
Se Renzi accusa il colpo di Arezzo e Venezia, è vero che in proporzione Vibo, Lamezia e Gioia hanno un peso maggiore per il Csx calabrese e per il governatore. Sono città che contano in Calabria più dell'ex bunker rosso di Venezia nel Veneto ultra leghista o in Italia.
Certo Oliverio può fare finta di nulla e tirare dritto, ma l'estate è alle porte e tra fognature a pezzi, crisi idriche ed incendi rischia di consumare ancora altre parti della fiducia accordata dai calabresi. Mentre nessuno ha capito come e perché Oliverio commissario alla sanità avrebbe migliorato le condizioni del sistema sanitario calabrese, tutti comprendono che spiagge inquinate, depuratori in tilt, incendi boschivi e acqua a rate sono conti da presentare direttamente al neo governatore ed alla storica inefficienza/corruzione dell'apparato regionale.
Per cambiare la Calabria non bastano buone idee e lungimiranti progetti, ma è necessario che blocchi interi della società (funzionari pubblici, professionisti, dirigenti scolastici, università, imprenditori ect.) avvertano la possibilità di un cambiamento e diano una mano, un supplemento di amore verso la propria terra.
Se ciò non accade nessuno da Catanzaro è in grado di rimettere in moto il gigante ferito e la cancrena avanzerà inesorabilmente.
Lo sta imparando anche Renzi che pensava di poter governare il paese "contro" e si ritrova le caste più agguerrite pronte a mettergli i bastoni tra le ruote e rendere inefficace ogni sforzo (alti dirigenti, prefetti, magistrati, generali, accademici, la stessa Corte costituzionale).
Se il rinnovamento non è condiviso nessuna operazione dall'alto può cambiare l'Italia (che non è la Germania o la Francia o gli Usa) dispersa in mille baronie, figuriamoci se Oliverio può trasformare la Calabria se non si avverte che l'aria può cambiare e sta cambiando davvero.