di RICCARDO TRIPEPI
- Adesso non si potrà più fare finta di nulla. Non lo potrà fare a livello nazionale il premier Matteo Renzi e ancora di meno se lo potrà permettere il Pd calabrese di Oliverio e Magorno.
Anche il secondo turno delle elezioni amministrative si è rivelato infausto per il centrosinistra che ha continuato a dimostrare di non essere per nulla in salute. La sconfitta di Venezia, tra le altre, mette ancora più in evidenza il processo di logoramento che sta subendo il premier, probabilmente per la mala gestione dei problemi sociali (occupazione, precariato, rapporti con i sindacati) e la clava agitata all’interno del partito per stroncare ogni iniziativa di minoranza.
In Calabria le cose vanno ancora peggio. Intanto perché la Regione è guidata da un bersaniano che, appena sei mesi fa, è stato eletto governatore con un quasi plebiscito. Una vittoria roboante che aveva ridotto in poltiglia l’avversario che è riuscito a piazzare in Consiglio regionale appena 8 consiglieri, se si escludono i tre del Nuovo centrodestra, fin qui parsi più vicini al governo che all’opposizione.
Eppure, in questo pur breve lasso di tempo, il presidente della Regione ha evidentemente deluso le aspettative dei calabresi che volevano un segnale di rottura con la precedente gestione di centrodestra. Rottura che non è arrivata e con le non sono arrivate neanche risposte concrete alle esigenze di una Calabria che non riesce a risollevarsi. Il bilancio approvato di recente non ha lasciato spazio a nessun tipo di iniziativa legislativa e, anzi, i soli 100mila euro stanziati per l’attività del Consiglio, rischiano di svuotarlo di ogni funzione. E anche le proposte di legge che si stanno avviando in questo periodo rischiano di rimanere mere “leggi manifesto”. Qualche provvedimento è infatti arrivato soltanto attraverso delibere di giunta (finanziamento al porto di Gioia o Garanzia Giovani), ma si tratta di poca roba dopo mezzo anno. Se si pensa poi al balletto sulla scelta della squadra che è ancora monca, si può immaginare la delusione di chi si aspettava un cambio di passo.
Da qui il grande astensionismo che ha caratterizzato entrambi i turni delle amministrative e la punizione inflitta al centrosinistra in tre dei principali centri in cui si è andati a votare. A Vibo il centrodestra con Elio Costa ha vinto al primo turno, mentre è servito il ballottaggio per premiare Paolo Mascaro a Lamezia Terme e Giuseppe Pedà a Gioia Tauro.
Il centrosinistra si è salvato solo a Castrovillari dove Domenico Lo Polito l’ha spuntata per soli 11 voti di differenza sull’avversario e tra mille contestazione. Per un soffio insomma è stata evitata una clamorosa quaterna che i vertici democrat avrebbero sognato per un bel po’ di tempo.
Il 3 a 1, però, rimane risultato assai pesante perché dimostra come Oliverio non abbia più alcun effetto di trascinamento (il suo appello al voto è rimasto inascoltato), così come quello di Luca Lotti arrivato in Calabria negli scorsi giorni per tentare di compattare le truppe.
Il silenzio dei big democrat il giorno dopo la Caporetto la dice lunga, del resto, sul livello dell’umore. Così come la laconica comunicazione del segretario Magorno tesa ad assicurare che il Pd non si sottrarrà alle verifiche interne. Anche Magorno, però, ammette: «Il centrosinistra tutto, e in primo luogo il Pd che ne è la forza principale devono trarre come riflessione, anzi meglio come lezione, dal voto di ieri che ogni smagliatura, ogni atteggiamento di divisone è percepito negativamente dai cittadini. Non esistono, insomma, rendite di posizione consolidate nelle quali crogiolarsi, occorre camminare uniti e rimboccarsi le maniche».
Al contrario, sul fronte opposto, si festeggia alla grande, forse oltre la misura del successo ottenuto. La coordinatrice Jole Santelli imperversa in ogni social, ma Foti, Nicolò, Tallini, Galati sono stati unanimi nel considerare di fondamentale importanza il successo ottenuto. Magari anche un po’ inaspettato. Ed invece il centrodestra che alle amministrative si è presentato nella versione “large”, con Ncd dentro, si è dimostrato in grado di essere ancora pericoloso e di poter mirare a diventare alternativa di governo prima del previsto.
Le vittorie a Lamezia e Gioia (aeroporto e porto) sono strategiche e consentono di guardare al futuro con speranza e di aspettare le decisioni dei leader romani in vista di una rifondazione dell’area moderata che non sembra più rinviabile.
Lo sanno anche quelli del Nuovo centrodestra che attendono prudenti le decisioni di Alfano, rimanendo saldi all’interno del governo Renzi e continuando a fare l’occhiolino a Mario Oliverio. Nel frattempo, però, analizzando il voto di domenica non possono fare a meno di sottolineare l’importanza del contributo offerto dal partito nelle vittorie del centrodestra di Lamezia e Gioia.