di ALDO VARANO
- UNO. Il dibattito sulla seconda giunta Oliverio ha tratti imbarazzanti e s’è esaurito su due punti: 1) il problema dell’autonomia; e 2) il crepuscolo della politica a causa di una giunta i cui assessori non sono i consiglieri eletti.
Oliverio è autonomo? No, si è fatto condizionare da Roma sulla formazione della giunta: caratteristiche e scelta degli assessori. Secondariamente, assessori non eletti significa la rinuncia (o l’impossibilità) della politica: una scelta che mal nasconde il fallimento e umilia la democrazia. I due argomenti convergono nelle richiesta (che tutti sanno irrealizzabile) di dimissioni avendo Oliverio fatto cilecca su tutta la linea. Altri si avventurano a ipotizzare che se Oliverio non si dimetterà non durerà comunque a lungo. Sembra che le elezioni siano dietro l’angolo.
DUE. Il primo argomento dà per scontato che la Calabria abbia soprattutto bisogno di autonomia. Ma cosa significa è tema mai approfondito. Non si capisce autonomia da chi e per fare cosa. Domanda: è questo il problema principale dei calabresi? I decenni che abbiamo alle spalle hanno dilatato una Calabria ostile alla modernizzazione, iniqua, povera, invivibile, malavitosa e sgangherata. Domanda: è accaduto perché gli altri ci hanno impedito di essere autonomi? Domanda: se potessimo riacciuffare l’autonomia (perduta?) si aprirebbe una fase radiosa e in quattro e quattr’otto da ultimi schizzeremmo primi? Pagherei per vedere la faccia di uno che lo dice mentre lo dice. Autonomia è parola carica di fascino: significa indipendenza, spirito critico, fierezza. Volete che non abbia successo? Ha successo, perché è priva di determinazioni concrete e consente bei titoli sui giornali. Si nasconde che è stata proprio l’autonomia di un ceto politico e classi dirigenti modeste e predatorie ad affossare la Calabria.
Curiosamente, chi lamenta la morte dell’autonomia dei Calabresi riconosce anche che la Calabria non da sola non ce la può fare. Quindi il problema non è l’autonomia ma il “raccordo”, il “collegamento”: cioè un patto (condizionante, molto condizionante perché denso di cose dolorose da fare) col Governo (e il Sud) perché la Calabria diventi l’articolazione democratica e funzionale di un progetto nazionale che punti allo sviluppo. Si può anche sostenere che con l’autonomia possiamo fregarcene di tutti. E dopo?
TRE. Più sofisticata e pericolosa è la polemica sull’arretramento della politica. Il presupposto (accuratamente nascosto) è: la politica hanno diritto a farla solo gli eletti e siccome Oliverio li ha esclusi dalla giunta, la politica sparisce dalla Calabria. In America i componenti del governo (il Gabinetto del Presidente) sono incompatibili col parlamento. O ministro o parlamentare. Lì non c’è politica? In Italia siamo più elastici: il Governo può essere formato da non parlamentari, non eletti possono essere ministri presidente della Repubblica, Capo del Governo. La Costituzione sostiene che la politica possiamo (dobbiamo) farla tutti. Le Regioni nacquero per programmare, decidere e controllare l’esecuzione dei progetti affidati a enti subregionali. Degenerando sono diventati enti di gestione. Insomma, l’argomento che una giunta di non eletti coincida col crepuscolo della politica è arrogante e ridicolo. Tale da mandare in bestia migliaia di calabresi che, non eletti, fanno ogni giorno politica a scuola, sul lavoro, in parrocchia, nelle associazioni e nel volontariato. Domanda: se l’argomento è infondato perché ha tanto spazio e credibilità nel dibattito calabrese?
La cosa più inquietante in questa teoria è la pretesa di far coincidere politica e gestione del potere. C’è questa miserabile opinione dietro le sofisticate opinioni sul crepuscolo della politica. Ma c’è anche un pezzo di verità: la politica in Calabria è veramente ridotta così: sempre di più soltanto gestione del potere. E’ questa la radice dell’antipolitica. A lasciarli fare i gestori di questa tesi negherebbero che Gandhi e Mandela siano stati politici. Hanno fondato Stati e mosso centinaia di milioni di persone? E che volete che sia di fronte a un bell’appalto a tuo compare?
Il messaggio è devastante. Lo ripetono con insistenza soprattutto i professionisti della gestione del potere che saltano da un partito all’altro, da un gruppo di potere a uno diverso, purché galleggiante. A Oliverio, in realtà, rimproverano di aver tradito la corporazione di cui fa parte. Ai consiglieri regionali si sussurra: se non hai in mano un assessorato, non puoi assumere, non puoi “sistemare” clienti, non puoi “spartire” contratti ed appalti, né ripagare sottopancia che ti hanno votato, sei nessuno mischiato con niente. E’ il contrario di quel che servirebbe per rilanciare l’autorevolezza dei Consiglieri che, a prescindere da ruolo e collocazione, è sotto la suola delle scarpe. Servono pensieri e idee lunghi. Capacità di pensare la vita reale dei calabresi e di cambiarla migliorandola. La gestione del sistema di potere ha massacrato la Calabria sostituendo le sue potenzialità con clientelismo, mediocrità, corruzione e (spesso) malaffare.
QUATTRO. Nessuno può escludere che la seconda giunta di Oliverio farà la fine di tutte le altre e verrà sepolta sotto un mare di polemiche e di delusioni. Sarà così se i magnifici sette non si riveleranno politici di grande qualità, se non tireranno fuori autonomia rispetto a tutti i centri del potere calabrese (a cominciare da quello annidato nel sistema dei partiti). E sarà così se il Consiglio regionale sarà all'altezza facendo finalmente politica anzichè la sponda dei centri del potere. Se non sarà così, gli faranno fare le corse ai professori e alle signore e prenderemo atto che il problema è ancor più drammatico di quanto appare.
CINQUE. Ma intanto si potrebbe discutere su cosa dovrebbero fare, in che modo e in che tempo anziché discutere del sesso degli angeli dell’autonomia, dell’arretramento della politica.