
Venturino Lazzaro, medico e presidente del Circolo Placanica, nel suo recente saluto ai soci del prestigioso circolo culturale per la Pasqua ha dedicato una parte del suo scritto alla contaminazione ‘’che poi è cambiamento e che può essere salvifica. L'immutabilità – ha scritto il professionista catanzarese - è ossessione, tiritera stantia, smarrimento, come una parola che ripetuta più volte nella mente, e ripetuta ancóra, perde il suo significato, perde senso, si scolla da quello che vuol dire. E può essere salvata solo da un sinonimo, in soccorso, salvifico appunto (ma diverso), omologo (ma diverso), analogo (ma diverso). Forse è per questo che, da giovani, in una euforia dissipatrice, ci concediamo il lusso disperdente di rinviare l'incontro, il resoconto, con la nostra stessa identità. Per la consapevolezza inconscia che prima o poi qualcosa cambia, qualcosa interviene a determinare in noi una pur lieve deviazione, un cambiamento, che ci salverà dal ritrovarci ogni volta con un "me stesso" sempre uguale, immutabile, ripetitivo, e che ripetuto più volte (come le parole), perderebbe di senso, di forma, di significato. Da vecchi, invece, la contaminazione (il cambiamento) è cosa rara, improbabile, ed è forse per questo che la mente perde slancio, elasticità, vigore’’.
Come non essere d’accordo con lui? Come non rilevare che è proprio la contaminazione quello che i conservatori di questa città (conservatori nel senso più lato ed ampio della parola e non in quello meschino di appartenenza politica) temono, osteggiano, facendo valere ad ogni piè sospinto quella nostalgia canaglia?
Annarosa Macrì – giornalista e scrittrice – nella rubrica delle lettere che cura sul ‘Quotidiano’ alcuni giorni fa, invece, ha dovuto rispondere ad una missiva di un signore di Catanzaro circa il degrado della città, dalla funicolare alla villa, usando queste espressioni: ‘’…insomma non c’è più la Catanzaro di una volta. E’ così, naturalmente, non c’è più. E come potrebbe essere diversamente? Una città è un organismo vivente immerso dentro la storia che cambia. Cambia la storia, molto rapidamente da qualche tempo a questa parte, e cambia la città. La nostalgia gioca brutta scherzi, cancella le cose negative e ci restituisce un mondo beato, un’età dell’oro che non corrisponde per nulla alla realtà. E’ la nostalgia di come eravamo noi, più giovani e più bravi a sognare e ad illuderci, non di come andavano le cose. Ma se lo ricorda ai tempi di una ‘Catanzaro di una volta’, quanta povertà, quanto freddo, quante scomodità?’’.
Grazie a Lazzaro e a Macrì: ci restituite il senso della svolta necessaria e indispensabile per questa città. Non guardare cioè con la testa rivolta all’indietro ad un mondo che non c’è più ma costruire il futuro guardando al presente per cambiarlo. Farsi contaminare e navigare in mare aperto: questa è la ricetta per i giovani e i meno giovani che vogliono davvero bene a Catanzaro.