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Ma tu, quando ti facevo segno di scendere dal battello, perché non sei tornato?

 

“Viviamo in tempi infami, dove il matrimonio delle anime deve suggellare l’unione dei cuori; in quest’ora di orribili tempeste non è troppo aver coraggio in due, per vivere sotto tali vincitori. Di fronte a quanto si osa dovremo innalzarci, sopra ogni cosa, coppia rapita nell’estasi austera del giusto, e proclamare con un gesto augusto il nostro amore fiero, come una sfida”

Scriveva cosi Paul Verlaine - “poeta maledetto” - uno dei massimi esponenti della letteratura francese dell’Ottocento. Si, dell’ottocento! una poesia cosi attuale, scritta da un uomo capace di amare un altro uomo: Arthur Rimbaud. Fossero vissuti oggi, la loro ribellione sarebbe raccontata come una provocazione, o ancora, vanità derivante dalla loro arte. Sarebbero militanti di partiti politici a favore dei diritti civili e testimonial di questo e quell’altro. Ma vissero nell’ottocento e, per fortuna, l’assenza di clamore ed esibizionismo, gli permise di essere “solo” due amanti spregiudicati.

Certo le cose non furono cosi semplici come le ho appena descritte, e lo sdegno e l’indignazione che provocò la loro relazione ebbe serie ripercussioni, ma non fu questo il motore che li spinse cosi oltre nella loro relazione del tutto “sovversiva”.  I due poeti maledetti avevano l'obiettivo di raggiungere l'ignoto attraverso lo scatenamento dei sensi (il disordine ragionato del simbolismo) e un “progetto” cosi al limite non poteva che terminare in dramma, a colpi di pistola per l’esattezza.

Verlaine, in stato di ubriachezza e in piena follia amorosa, ferì l’amato Rimbaud pur di non vederlo andar via. Un sintomo di possesso esagitato, un effetto dell’assenzio e delle droghe, o soltanto un modo di proclamare l’amore? Prima di incontrare Rimbaud, Verlaine era sposato con Mathilde, e all’età di 27 anni incontra il suo amato Arthur, che ne ha soltanto 17, dopo averne letto i versi ed averlo invitato al suo cospetto.

Secondo Mathilde, Rimbaud è «un grande e solido ragazzo dalla figura rossastra, un contadino, gli occhi blu, abbastanza bello, ma con un’espressione sorniona». Sarà il grande amore di suo marito. I due viaggiano molto insieme, ma sono viaggi che sembrano una fuga: Bruxelles, Londra, di nuovo Bruxelles. Ufficialmente, la loro storia tormentata, fatta di violenza, estrema passione, commissariati, verbali, sembra un fatto di cronaca nera. In realtà, è una grande storia d’amore! Una storia di passione e possesso e ossessione letteraria.

Qualcosa aveva profondamente colpito Verlaine che scrisse allo sconosciuto compositore: "Venite, cara anima grande, vi si chiama, vi si aspetta" ("Venez, chère grande ame, on vous appelle, on vous attend").

Tra i due nasce presto una relazione che va oltre l’interesse letterario: Verlaine è profondamente colpito dalla lucida follia del ragazzo, mentre quest'ultimo vede nella sessualità una tappa (fondamentale) della sua ricerca della conoscenza universale.

Paul è un essere sottomesso, dibattuto tra l'amore che prova per la moglie, e la passione dilaniante per il giovane amico. Così il poeta parla dell'amante, rievocando i primi tempi della non dichiarata relazione: All'epoca relativamente lontana del nostro sodalizio, Arthur Rimbaud era un ragazzo tra i sedici e i diciassette anni, già in possesso di tutto il bagaglio poetico che il vero pubblico dovrebbe ormai conoscere (...) L'uomo era alto, ben fatto, quasi atletico, con un viso perfettamente ovale da angelo in esilio, i capelli castani sempre in disordine e gli occhi di un inquietante azzurro pallido. Ardennese, oltre a un piacevole accento provinciale, troppo presto perduto, possedeva il dono di una pronta assimilazione tipico di quel luogo… - il che potrebbe spiegare anche il rapido inaridirsi della sua vena poetica sotto l'insipido sole di Parigi, per parlare come i nostri padri, il cui linguaggio semplice e diretto, in fin dei conti, non era sbagliato!". (P. Verlaine, I poeti maledetti, La Spiga, Milano 1995).

Una vita fatta di passeggiate, poesie, letture, dipinti e discussioni la loro, una vita pressappoco “normale” (si fa per dire, tra liquori, risse, droghe e inferni esistenziali), alterata però dagli scompensi che di tanto in tanto, la gelosia di Verlaine provocava.

Paul e “Rimbe”, così soprannominato dal poeta dieci anni più adulti, condussero un’esistenza di continue fughe, fuggivano l’uno dall’altro, per poi ritornare sempre insieme; all’ennesimo ritorno in “famiglia” di Verlaine, Rimbaud gli scrisse supplicandolo di tornare da lui: «Ma tu, quando ti facevo segno di scendere dal battello, perché non sei tornato? […] La sola, vera parola è: ritorna, voglio stare con te, ti amo, se l’ascolti dimostrerai del coraggio e un animo sincero.»

Dopo l’esilio volontario di Rimbaud in Africa i due non si videro mai più. Verlaine si trascinò fino alla fine in quella furibonda Parigi di fine secolo, alcolizzato, stanco e malato, scrivendo ancora versi immortali. Il suo giovane amante trascorse i suoi ultimi anni da mercante pazzo, trafficante di schiavi e di oppio, e morì portato in lettiga nella valle del Nilo, urlando contro il sole (aveva una gamba in cancrena).

Le poesie dei due, con quelle di Baudelaire e Mallarmè, hanno rivoluzionato il modo stesso di fare e intendere la poesia. Il “simbolismo” dentro il quale vengono relegati non rende giustizia all’immensità delle loro opere. Il percorso di ricerca, i versi di bellezza inaudita, la portata delle loro intuizioni: poesia, eterna, unica, sublime.

Per approfondire il tema di questa meravigliosa, tormentata storia d’amore, vi invito naturalmente a leggere le raccolte di poesie dei due controversi poeti, ed anche alla visione di film “Total Eclipse”, un film del 1995 diretto da Agnieszka Holland con un giovanissimo e bravissimo Di Caprio nei panni di Rimbaud. La sceneggiatura, basata sulle lettere e sulle opere, rappresenta una storia accurata e precisa della complicata relazione sentimentale tra Paul Verlaine e Arthur Rimbaud.

E, per completare lo scenario con della buona musica francese, vi consiglio l’ascolto dell’album “Verlaine e Rimbaud” di Leo Ferrè, il poeta francese innamorato della poesia, cantore di altri poeti e delle loro vite. Musica che è atto d'amore, perché i poeti - e Ferré fa parte a pieno titolo della cerchia - non muoiono ma superano il tempo. Lo amavo da ragazza, quando ero animata dall'inquietudine della ricerca e ci nuotavo dentro, lo amo ora con la maturità che meglio mi permette di comprenderlo.

Che cos’è l’amor, chiediamo a questi due giganti della letteratura di ogni tempo, e cerchiamo la risposta nei loro versi immortali.

Disegno di Cetty Costa