Alzi la mano chi ha ancora la forza di indignarsi per delle parole!
Viviamo certamente in un’epoca in cui la mediocrità (da non confondersi con l’aurea mediocritas cara agli antichi: si tratta solo di completa mancanza di stile e di talento) è padrona del mondo occidentale. In questo contesto, perciò, non ci stupisce più vedere lesa e vilipesa la nostra intelligenza (o supposta tale …), la normale logica e persino il buon senso. Impossibilitati a combattere contro tutto e contro tutti, bombardati da una televisione che serve solo a farci perdere punti del quoziente di intelligenza, rassegnati a gettare il nostro tempo in sterili attività produttive e in ancor più sterili attività ludiche, non riusciamo più a indignarci di niente.
Eppure, amici reggini, dopo avervi cercato di convincere della importanza politica della Storia, senza pretendere di fare lezione a chicchessia, vorrei produrre qualche esempio dell’importanza politica delle parole. Le parole: sì, proprio questi suoni articolati con la bocca o segnati mediante qualsiasi strumento di scrittura. Al volo due soli esempi, per non tediarvi troppo.
- Bizantini, bizantinismi (in realtà, queste sono già due parole e non una, ma spero che mi passiate questa licenza). Tutti i popoli avrebbero diritto a farsi chiamare come vogliono, anche se il nome è cacofonico, come quello degli Angli dell’Angliterra, ma non è sempre così. Le tribù dei Nativi americani non hanno avuto diritto né al loro vero nome (Shoshones = zozzoni; Piedi Neri e via così …), né tampoco a una carta geografica che segnasse i confini dei loro territori prima dell’usurpazione in stile vichingo degli Yankee. Lo stesso è capitato al popolo dei Mexica del Messico, che un gesuita chiamò arbitrariamente Aztechi, inventandosi il nome, forse perché chiamarli con quello vero avrebbe indotto a ritenere che essi fossero i veri proprietari di Mexico.
Esempi lontani, direte voi, ma ne ho anche di più vicini. Per esempio, i Bizantini, che è il modo con cui gli storici francesi hanno chiamato i Romani dell’Impero d’Oriente, inventando un nome che non aveva alcuna storia (i Bizantini sono gli abitanti di Bisanzio fino alla fondazione di Costantinopoli da parte di Costantino il Grande). E bizantini è diventato, per giunta, una specie di insulto: conosciamo tutti i “bizantinismi” della politica. Quanto è falso! Con tutti i difetti legati alla natura umana, i Romei (Romani di lingua greca) hanno consegnato al mondo un Diritto che è alla base di tutte le legislazioni mondiali. E, a costo di andare contro il luogo comune, le leggi romane sono comprensibili e con una ratio ben chiara. I “bizantinismi” e le leggi incomprensibili sono dei Franchi e dei Longobardi. Provate a capirci qualcosa di diritto barbarico! E ancora: l’impero Romano d’Oriente ha resistito mille anni più di quello occidentale (lo Stato più longevo della Storia, per intenderci), avendo tutti i barbari contro. Mi verrebbe da dire: “se è bizantino, funziona”, anzi, più correttamente, “se è romeo, funziona!”
- Italiota. Il significato originario, codificato in tutti i dizionari della Lingua Italiana, è “greco di Italia”, e con questo nome si identificavano tutti i nostri gloriosi antenati, da Anaxileo a Pitagora, ma qualche “pensatore” longobardo ha creduto bene di farlo diventare un insulto, creando una crasi arbitraria tra “italiano” e “idiota”. Io non sono molto permaloso, ma identifico me stesso come italiota, e spero nel senso tradizionale del termine, quello che ho imparato sui libri di Storia Greca, ma capite bene che in questa Itaglietta i nomi di tutti i miei (e dei vostri) antenati è diventato offensivo: italioti nell’era antica e bizantini nel medioevo. Serviti!
È successo come per il nome della nostra povera città, che viene abbreviata “R. Calabria”, mentre la più recente, la meno importante storicamente, la più piccola (ma nel ricco nord, perbacco!) Reggio nell’Emilia abbrevia “Reggio E.”. Ecco: ci hanno derubato di tutto. Alzi la mano chi ha ancora la forza di indignarsi per delle parole!