il pianeta delle scimmie 458218.jpg CASTRIZIO 7 05

E' come confrontare Trump con Lorenzo de' Medici, Cameron con Pericle ... e ho detto tutto!

 

Vi chiedo di perdonare, amici che avete la pazienza di leggere questi miei interventi controcorrente, le mie intemperanze nei confronti della cultura anglosassone, cui fa da contraltare il grande affetto che provo per i tanti amici anglosassoni. Lo so bene che, negli anni della Guerra Fredda, il modello di vita imposto da Hollywood e tutte le mode americane sono servite a tenere lontana l’Italia e l’Europa dall’alleanza con l’Unione Sovietica. Lo so bene, lo so, che per decenni, nel secondo dopoguerra, leggere libri americani, indossare i jeans (sebbene scomodi e non eleganti), ascoltare e ballare prima la musica d’oltreoceano per poi farsi conquistare dalla british invasion, parlare l’inglese, mangiare le porcherie del fast food e importare tutti gli sport più complicati e noiosi, è stato sinonimo dell’essere cosmopoliti, amici della libertà, democratici, moderni, finalmente fuori dal provincialismo dei campanili italiani, specialmente nel profondo sud.

Era una strada semplice, lo ammetto, per non fare i conti con i problemi della cultura italiana, vittima di invasioni straniere durate per più di un millennio. Era più di una strada: era una scorciatoia, e, come tutti gli espedienti, era un inganno. Abbiamo coperto la nostra cultura, scimmiottando quella di un popolo che non ha mai trovato una via per il sublime, per costruire una società giusta, o qualcosa che gli assomigli. Abbiamo abbandonato il nostro mondo greco-romano, e abbracciato quello di barbari che hanno imposto la legge della giungla, delle armi e della violenza come unica via per risolvere conflitti e per arricchirsi sempre di più. Forse è giunta l’ora di aprire gli occhi e di trovare una nostra strada verso un progetto di sviluppo e di pacifica convivenza, in linea con l’ecosostenibilità, e che ci veda protagonisti di mediazioni e di solidarietà verso i popoli del mondo e verso lo stesso pianeta. Pensate: essere talmente consapevoli della propria cultura e delle proprie tradizioni da potersi aprire alle contaminazioni di tutto il mondo. Essere dei Calabresi che gustano melodie, sapori e racconti da tutto l’ecumene, senza dover diventare delle scimmie che imitano gli americani!

Fatemi avere, riguardo a questa proposta cosmopolita ma non apolide, un approccio scherzoso, in linea con la nostra tradizione ellenica (pensate a Luciano di Samosata e a come dipingeva la cultura dominante romana, da lui considerata barbara!). Partiamo dalla “lingua universale”, l’inglese. Certamente l’inglese ha vinto (e lo avrebbe fatto anche senza il supporto della CIA e delle altre agenzie americane): è la lingua peggiore del mondo, e quindi vincente secondo la Legge di Gresham, che recita “moneta cattiva scaccia quella buona”. Lo so che in questo momento state odiandomi, ma riflettete: l’inglese deforma la bocca ed è una lingua che non ha una chiara lettura, dovendosi affidare alla memoria. Leggo Reagan e read, ma pronuncio “regan” e “riid” (più o meno, con vocali che devono prendere forme fonetiche diverse e pasticciate). A me, povero greco pentavocalico (gli italiani ne hanno sette di vocali, ma io non riuscirò mai a capire bene le “o” aperte e quelle chiuse, come pure le “e”) volete imporre pronunce distorte? Siete pazzi! E poi, se mi provocate, vi pronuncerò con inflessione inglese il latino dei nostri padri, e poi vediamo chi ha il coraggio di sfottere la mia pronunciation della lingua degli angli e dei sassoni …

Passiamo agli sport: cosa caratterizza quelli di marca anglosassone? L’assoluto inutile affollamento di regole. Pensate alla differenza tra il Calcio fiorentino e il Soccer che ci hanno imposto, con cinque (sette?) arbitri, una serie di linee sul campo e altre amenità. Pensate al tennis, in cui, per far giocare 2 uomini, ce ne vogliono 11 o 12 che fanno da supervisori e raccattapalle. Pensate al golf, trionfo del nulla barbarico, di cui salverei solo le passeggiate a piedi per i prati. Quando vi siete ripresi, concentratevi sul cricket e sul suo derivato baseball: stamattina ho impiegato mezz’ora per cercare di capire (sic!) le regole base del cricket, con partite che possono durare quattro giorni! Ma Socrate avrebbe mai potuto giocare a cricket? Rules, rules, rules: un mondo fatto di regole, che fa insorgere la mia natura semi-anarchica di greco di Calabria. Voglio finire con lo snooker e il curling: avete mai provato a confrontare queste due idiozie con il biliardo all’italiana e con le bocce (al limite, anche le ciappe)? È come confrontare Trump con Lorenzo de’ Medici, Cameron con Pericle … e ho detto tutto! Svegliatevi, siamo ancora in tempo: non siamo costretti a vivere nell’Ottocento per sempre. Un nuovo millennio è sorto: cambiamo il mondo a nostra immagine!