Come scriveva Goethe "tutti credono di rimetterci qualcosa di proprio se riconoscono negli altri il minimo merito" Immagine: Dipinto La Calunnia di Sandro Botticelli, 1496 circa, Galleria degli Uffizi di Firenze.
Di Noel Gallagher che ha da poco festeggiato i 50 anni in compagnia di Bono e Madonna, ho sempre apprezzato due cose: la capacità di creare pezzi immortali che hanno permesso agli Oasis di entrare a far parte della storia del rock e un'adorabile schiettezza.
"Non sei figo se te ne stai in un angolo fumando sigarette, sorseggiando champagne tra una citazione di Kerouac e l'altra. Sei un figo se non te ne frega un cazzo di quello che pensa la gente."
E cosa pensa, in fin dei conti, la gente? Niente di buono, il più delle volte.
La storia è piena di esempi di storie di personaggi più o meno noti, presi di mira da maldicenze assurde che ne hanno scalfito o distrutto ingiustamente la reputazione.
Che dire, ad esempio, dei pettegolezzi abbattutisi nel 1911 su Marie Curie, unica persona al mondo a vincere due Nobel in campi differenti (per la Fisica e per la Chimica)? Marie si innamorò di Langevin, un uomo separato, che però era tecnicamente ancora sposato. La loro relazione provocò la violenta reazione della moglie che ordinò a un suo uomo di fiducia di entrare furtivamente nell'appartamento in cui si trovavano le lettere d'amore che Marie aveva scritto per Langevin. Queste ultime vennero gettate in pasto alla stampa e la reazione dell'opinione pubblica fu tremenda.
Da stimata scienziata, la Curie si trasformò improvvisamente in una sfasciafamiglie senza scrupoli, tanto che le fu intimato da più parti di non presentarsi a ritirare il secondo Nobel.
Di diverso avviso però era Einstein che in una lettera le scrisse: "Se la gentaglia dovesse continuare a occuparsi di lei, non legga quelle fesserie ma piuttosto le lasci ai rettili per cui sono state prodotte."
Fesserie, maldicenze, calunnie. Le si può chiamare come vuole, ma il risultato non cambia.
Nel Barbiere di Siviglia di Rossini, Don Basilio, maestro di musica di Rosina, la protagonista femminile, innamorata del Conte d'Almaviva, suggerisce a Don Bartolo, innamorato anch'egli di Rosina, di screditare il Conte, infamandolo agli occhi della gente. E così comincia a cantare "la calunnia è un venticello", all'inizio un ronzio quasi impercettibile, che a poco a poco acquista forza, si propaga e si raddoppia, diventa un colpo di cannone in grado di rovinare la reputazione e l'esistenza di chi viene coinvolto.
Ma poi, perchè tutto questo desiderio di screditare gli altri?
Forse perchè, come scriveva Goethe, "tutti credono di rimetterci qualcosa di proprio se riconoscono negli altri il minimo merito".