Gettate a mare i vostri libri! Dedicatevi al sano edonismo!
“Il programma di Angela premia una televisione generalista finalmente intelligente, di assoluta qualità, didattica senza essere didascalica, leggera nel trattare temi e argomenti corposi. Una televisione pubblica che torna a fare il proprio dovere educativo, che non è un salto all'indietro nei decenni, ma un format di sorprendente attualità, girato con dovizia di mezzi attraverso tecniche digitali di altissimo livello.” (Il Giornale)
Dal minuto 1:08:40 fino al minuto 1:10:45 la RAI dedica ben 125 secondi ai più grandi capolavori della Storia dell’Arte Greca. Non ci lamentiamo: è sempre di più di quanto i Governi della Repubblica ci abbiano dedicato in termini di mobilità, di lavoro e di assistenza sanitaria negli ultimi trent’anni. Sei nato a Reggio: qualche scotto lo devi pur pagare! Ma, attenzione, non si tratta del solito pianto greco, ma di un tentativo di analisi, che vorrei condividere con voi. Da addetto ai lavori, devo dire che sono stato colpito dalla assoluta banalità del testo fatto recitare a quel bravissimo attore che è Francesco Pannofino.
Analizziamolo insieme, passo per passo, se non vi annoio: “Due capolavori che hanno attraversato i secoli, il mare, e sono arrivati fino a noi. Sono i Bronzi di Riace. Due statue che il mar Ionio aveva inghiottito, e ha restituito nel 1972.” Il tema delle medie inizia in modo banale: da dove arrivavano i Bronzi? Dove andavano? Restituiti nel 1972? È stata una mareggiata che li ha scoperti, oppure c’è stato un intervento umano? E sulla scoperta possiamo veramente dire che non ci sono tanti spunti che dovrebbero essere approfonditi, dal punto di vista scientifico e da quello amministrativo?
“Risalgono al V sec. a.C., lo stesso secolo di Socrate, Pericle, Platone.” Meno male che una posizione gli Autori la prendono! Sappiamo, almeno che sono del V sec. a.C., ma, se il riferimento a Pericle è abbastanza pertinente, Socrate e, soprattutto Platone, sono più tardi. Platone sta ai Bronzi come la II Guerra mondiale sta alla I guerra del Golfo. Non è proprio la stessa cosa! E poi, cosa c’entra Atene? I Bronzi, con buona pace di Georgios Dontàs, non sono attici!
“Di quale straordinario artista sono opere? La domanda rimane senza risposta. Chi rappresentano? Due guerrieri? Due eroi mitici? Due atleti? Forse non lo sapremo mai!” Ma non è vero! Abbiamo moltissimi studi effettuati nei 45 anni che ci separano dalla scoperta dei Bronzi: Sandro Stucchi pensava a due opere di Pitagora di Reggio, raffiguranti Eutimo di Locri; Antonino Di Vita credeva fossero due atleti vincitori nella corsa oplitica; Paolo Moreno crede che siano Tideo e Anfiarao; Giuseppe Roma li identifica nei due Dioscuri; io ho cercato di provare che siano il gruppo di Eteocle e Polinice, opera di Pitagora di Reggio; Vizenz Brinkmann ipotizza Eretteo e Eumolpo in duello … Come ho scritto al gentilissimo Gianpiero Orsingher, l’etruscologo che fa parte della redazione di Alberto Angela, se un cittadino dovesse recarsi da un medico, accetterebbe mai una risposta del medesimo tipo: "di che patologia è affetto? raffreddore? melanoma?" Perché ciò che vale per i colleghi medici non vale per noi archeologi? Perché offendere la ricerca, umiliare chi si ostina a studiare, pur senza più sostegno da parte del cosiddetto Stato Italiano?
“L’incertezza contribuisce al fascino che emanano, Ritti sul loro piedistallo ci guardano. E il loro sguardo intimidisce. Di fronte a essi si rimane senza parole. Vorremmo saperne di più, e si è investiti dalla loro dalla loro eleganza, dalla loro bellezza, dall’impressione di forza vitale.” Queste frasi finali del tema delle scuole medie offendono ancora di più gli accademici: l’incertezza contribuirebbe al fascino che emanano? Gettate a mare i vostri libri! Dedicatevi al sano edonismo! Mangiate e bevete: non serve a nulla la ricerca! Credetemi sulla parola: membro del Comitato Scientifico del Museo di Reggio (e ammalato, ahimè, di bronzite fin dal 1982), ho accompagnato migliaia di persone a vedere i Bronzi negli ultimi 35 anni, ricevendo sempre l'amara delusione del loro interessamento ai glutei o al pene degli stessi, stante una situazione, tutta italiana, che prevede che si entri ignoranti in un Museo, per uscirne sempre ignoranti (fanno eccezione alcune realtà, quali la Cappella degli Scrovegni a Padova, ma sono sempre mosche bianche).
“Mille anni dopo i Bronzi, a rappresentare la forza e la bellezza di vivere è il David di Michelangelo …” Appena finito il servizio, arriva la stoccata finale: 1.000 anni separerebbero i Bronzi dal David? Duemila anni. 2.000!!!! L’ignoranza regna sovrana!!!!