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O tempora, o mores: oh, tempo delle more, direbbe Mino Reitano ...

 

No, amici, non sono Sinesio di Cirene, ma vorrei cimentarmi, in modo semiserio, nell’elogio della calvizie, di quella alopecia che rende le chiome dei maschi così lontane dal gusto femminile della “perfezione” che si rispecchia nella loro acconciatura impeccabile, così opposte al culto americano delle “cofane” capellute, in cui nessun pelo è fuori posto grazie a quintali di lacca e di gel (che Dio ci scampi!).

La calvizie è una offesa che il tempo arreca alla vanità maschile: lo sapeva bene Giulio Cesare, che mascherava i radi capelli sulle tempie con una aurea corona d’alloro, massimo degli onori che riuscì a ottenere prima di essere assassinato. Cesare morì, ma la corona d’alloro fatta d’oro fu ereditata da Augusto e da tutti gli imperatori fino a Costantino, che la sostituì con un diadema di pietre preziose, che celava una piccola coroncina realizzata con un chiodo della Croce di Cristo. Quanta calvizie imperiale poté essere in tal modo opportunamente occultata …

Oggi noi viviamo in un’epoca anglosassone, in cui abbiamo perso il senso simbolico delle cose. Tutto ci è indifferente. Tutto è insignificante. Alberto Angela può permettersi di inquadrare i Bronzi di Riace per due minuti due, e pensare di aver svolto il suo compito di divulgatore. O tempora, o mores: oh, tempo delle more, direbbe Mino Reitano …

La nostra cultura è differente: ogni cosa ha un significato, ogni simbolo ha una spiegazione, che porta a un arricchimento. Per questo, nei tempi antichi, le distinzioni fra i vari popoli avvenivano su base iconografica. Solo da uno sguardo potevi capire se la persona che avevi di fronte era Romana, Etrusca, Greca, Barbara, Persiana … Non era solo questione di vestiario, e in questo il cappello era di importanza fondamentale (ne parleremo un’altra volta), ma di barba e capelli. Ebbene sì: di barba e capelli. Gli Elleni maschi portavano la barba, imponendo agli eunuchi di radersi e spesso anche di rasarsi completamente il cranio; i Romani, invece, erano soliti non portare la barba, tranne nel caso dei filosofi (barba non facit philosophum, recita provocatoriamente il proverbio); gli Etruschi e i Fenici, come Greci di Serie B, portavano la barba fluente; i Celti amavano i baffi, come oggi i Francesi i mustacchi, e anche i Turchi, anche se non ci azzecca niente; il primo pizzo della Storia si ritrova in un rilievo marmoreo di epoca romana, che raffigura un pretoriano di origini barbariche; le prime basette si reperiscono su una moneta d’oro con il ritratto di Valentiniano III.

Ancora oggi barba e capelli dividono i Franco-cattolici dagli Ortodossi: il clero della “Santa Grande Chiesa di Cristo” (per i media occidentali: gli Ortodossi) deve lasciarsi crescere la barba, mentre i “latini” non hanno questo obbligo. La chierica, realizzata con la tonsura da alcuni (una volta tutti) monaci occidentali, è naturale per il clero greco: si considera un segno di predestinazione e di consacrazione la perdita di capelli nella parte alta della testa, come nelle icone di San Gregorio Palamas, difensore dell’Ortodossia opposto al cristianesimo “rrhiggitano” di Barlaam di Seminara.

Tutto questo, nella moderna Ciccio di Calabria è stato superato da un numero sterminato di “bonzi”, il cui numero supera quello di tutti i monaci tibetani dell’universo mondo. È ormai una moda quella di apparire come dei Lothar o dei Mastrolindo, rinunciando a tutti i capelli appena questi inizino a lasciare la vostra testa. Da “spelacchiato”, vorrei far notare come i capelli siano molto importanti per la percezione esterna e per le sensazioni che forniscono. Rinunciare al cuoio capelluto per ripicca non mi sembra una grande trovata. Nessuna epoca ha avuto un numero così grande di “teste di cuoio”. Che cosa volete segnalare ai vostri simili, visto che i capelli sono la nostra prima “bandiera”, il segno del nostro stato interiore? Superbia? Arroganza? Siete degli squali alla guida dei vostri “machinuni”, e non farete prigionieri? Oppure vi siete arresi di fronte a una “tigna” che aumenta di giorno in giorno? O è solo per far colpo sulle donne? Non lo so, ma vi esorto ad accettarvi per come siete, possibilmente senza trucco né parrucco.

P.S.: se vi è possibile, poi, evitate di farvi tagliare i capelli come quelli di Cavallo Pazzo (che trovate nell’illustrazione a corredo di questo ridicolo intervento), a meno che non pensiate di essere discendenti di qualche nativo americano. Vabbè: degli indiani, dei pellerossa, se non vogliamo usare una espressione politically correct (su cui vi rimando alla I Lex Castricia: tutto ciò che è inglese, è sbagliato!)