La Calabria è terra di emigrazione. E’ dalla fine dell’Ottocento, quando da poco si era formata l’Italia, che i calabresi, come gli abitanti di altre zone del Mezzogiorno italiano, sono stati costretti a emigrare per trovare condizioni di vita più accettabili. Ancora oggi la diminuzione degli abitanti della Calabria non è legata soprattutto alla denatalità quanto alle partenze dei calabresi verso l’Altrove.Nel tempo, si è formata una vera e propria fetta di popolazione oscillante tra la Calabria e resto dell’Italia (soprattutto) e del mondo. Calabresi che continuano ad avere casa, legami, affetti, genitori in Calabria e che vanno e vengono, ogni volta che possono, da altri luoghi geografici dove talvolta sono stati costretti a spostare, anche ufficialmente e con tutte le conseguenze burocratiche, la residenza per motivi di lavoro o altre ragioni.
Sono calabresi che ogni volta che possono tornano, spesso sperando di poter recuperare col tempo una vita normale nei luoghi, nei quartieri e nelle case dove sono nati e cresciuti.
Il Virus, a dimostrazione della radicalità potente con cui ha modificato e reso difficili le nostre vite, li ignora, non li prende in considerazione mai e, purtroppo, di questo pezzo di Calabria non se ne occupa nessuno. Tantomeno quelli a cui spetta il compito di combattere la pandemia nel modo più efficace e completo possibile. Peggio, chi ci prova sbatte e viene preso dallo sconforto.
So di alcuni calabresi, ormai avanti negli anni, che hanno passato tutta la vita tra treno e macchina per tornare in Calabria e dai loro più stretti congiunti, ogni volta possibile. I loro racconti col Virus sono diventati di percorsi – faticanti, pericolosi, inutili- senza meta. Unico risultato: la scoperta che nessuno ha pensato come risolvere il problema della loro vaccinazione e che nessuno se ne sta occupando in modo risolutivo.
Sei calabrese, nato qui con casa, affetti, amici e congiunti ultraottantenni a cui sei venuto a dare una mano? Peggio per te. Nessuno ha previso come sia possibile vaccinarti. Se non sei residente in Calabria la piattaforma non ti accetta, non ti riconosce. E’ così in tutta Italia. Ma la differenza è che in altre zone del paese lo spostamento massiccio di residenza è pressoché irrilevante. Se poi sei tra quelli che hanno pazientemente aspettato il proprio turno, senza ficcarsi nelle file consistenti dei furbetti e dei raccomandati, peggio per te: se non ti ammazza il virus capisci come si deve campare.
E’ un problema che in Calabria (ma non solo qui) riguarda migliaia e migliaia di persone. So di una coppia che quando ha capito che anche se era arrivato il proprio turno, secondo le indicazioni ufficiali del Governo, la piattaforma gli impediva di prenotarsi perché nati in Calabria ma residenti altrove, si è disciplinatamente messa in fila negli uffici pubblici dell’Asl per chiedere lumi e risolvere (pensavano rapidamente) il problema.
Fatta la fila (mascherina e distanziamento) sono finalmente arrivati davanti a un funzionario, quello che gli era stato indicato, a cui hanno spiegato la situazione avanzando la richiesta di fare, regolarmente e nel rispetto del turno, il vaccino in Calabria anziché doversi sobbarcare (macchina, treno e/o aereo) a un lungo viaggio per farlo dove sono residenti per poi tornare in Calabria dai propri cari. Il funzionario gli ha detto: semplicissimo, prenotatevi nella piattaforma. Ma la piattaforma, hanno spiegato all’ingenuo funzionario, non li faceva entrare perché accetta non i calabresi ma quelli che sono residenti in Calabria e loro, invece, sono calabresi, abitano e vivono ormai per gran parte dell’anno in Calabria (lontani dai figli sparsi altrove), ma hanno la residenza fuori Calabria.
Il funzionario, dopo un po’, gli ha spiegato che era un altro il funzionario a cui rivolgersi e gliel’ha indicato. Fatta nuova fila con le cautele necessarie, il nuovo funzionario (che c’ha messo un po’ a capire il problema) ha detto che era semplicissimo: scegliessero un medico “provvisorio” (per un anno) così sarebbero stati adottati dal nostro sistema sanitario che li avrebbe poi segnalati alla piattaforma. Nuova fila da un nuovo funzionario per la richiesta del medico “provvisorio” che, però, legge alla mano, ha scoperto e spiegato “definitivamente” che i due non rientravano in nessuno dei tre o quattro casi che consentono l’assegnazione di un medico “provvisorio”.
Caduta l’ipotesi di poter risolvere il problema attraverso l’Asl i due malcapitati hanno pensato di rivolgersi alla Protezione civile. E finalmente parlando con un dirigente hanno avuto una risposta chiara: la Protezione civile della Calabria non prevede la somministrazione del vaccino ai non residenti in Calabria. Appunto.
E allora? Allora niente. Ti fai un bel viaggio in autostrada, treno o aereo. Incontri situazioni e persone che possono essere infettate o che puoi infettare se spostandoti t’ha beccato il Virus trasformandoti in un suo involontario soldato-untore. Perché il virus il problema sa come risolverlo.
PS. Per favore, qualcuno ci smentisca!