IL LIBRO. Il re degli stracci, Stefano Vicario, La nave di Teseo

IL LIBRO. Il re degli stracci, Stefano Vicario, La nave di Teseo

Sembra che debba piovere da un momento all’altro. Grosse nuvole grigie si rincorrono nel cielo di Roma spinte dal vento di scirocco. Sul marciapiede di via Marsala un esercito di disperati fa la fila davanti all’ingresso della Caritas per il pasto della sera… Uniti dalla stessa divisa, i vestiti consunti che portano addosso.

Stracci.

“Hai ragione, sei solo un barbone ubriaco. Ma hai qualcosa che tutti gli altri non hanno. Ma che abbiamo solo noi, noi che non abbiamo niente.”
“Cosa?”
“Il potere degli stracci.”
Andrea non capisce.
“Che vuoi dire?”
“Gli stracci che porti addosso. Sono loro il tuo potere. Puoi attraversare il mondo senza essere visto, puoi arrivare dove vuoi perché ti rendono invisibile agli occhi e all’anima della gente. Perché la gente non vuole vederti. Quando ti vede sta male, distoglie lo sguardo. E tu diventi trasparente. Come l’aria. È un grande potere se lo sai usare.”

Il potere degli stracci…? Ma dai …! Ma che cazzata!

Mentre beve Andrea incrocia lo sguardo di un uomo che cammina a passo svelto, con una ventiquattrore sotto al braccio. Quello abbassa subito gli occhi e passa dall’altra parte del ponte, evitandolo.
In quasi due anni di vita per strada questa cosa ad Andrea è capitata un sacco di volte, ma adesso ci fa caso, incuriosito. Rimette la bottiglia in tasca e con un guizzo improvviso si piazza al centro del ponte che a quell’ora è sempre pieno di gente che da Trastevere va verso Campo de’ Fiori e viceversa. C’è di tutto: turisti, garzoni, impiegati, donne con la borsa della spesa.

Di colpo la folla si apre e gli passa accanto come le onde intorno a uno scoglio. Andrea guarda la gente e la gente guarda da un’altra parte, è come se non lo vedessero. Tutti i barboni sono abituati a essere scansati ma soprattutto a scansare il contatto con gli altri, a stare attaccati al muro, nella parte in ombra del marciapiede. Un barbone meno si fa vedere meno guai rimedia. Questa è la regola.
Andrea punta una comitiva di turisti che seguono una guida con la bandierina. Hanno tutti le cuffiette e la guida parla al microfono. Andrea fa due passi e ci si butta in mezzo. Quelli si aprono come un banco di acciughe inseguite da un tonno lasciandolo passare, ma nessuno lo guarda, è come se non esistesse, rimangono concentrati sulle loro cuffiette seguendo la guida.
Il potere degli stracci.


Gli stracci logori che gli svolazzano intorno al vento del tramonto lo fanno sembrare la creatura di un altro pianeta che fende una folla banale, indistinguibile. Potrebbe essere un supereroe, uno degli Avengers…

 Forse ci voleva questo romanzo di Stefano Vicario, e forse non va bene per Natale.
È un romanzo sugli invisibili. Non sugli ultimi, proprio sugli invisibili, quelli trasparenti. Quelli dopo gli ultimi.

Anche Gesù nasce nella mangiatoia, ma solo perché, come dice Luca, non c’era posto in albergo. Suo padre è un ottimo artigiano. Gli fanno visita i pastori, anche loro forse tra gli ultimi. Ma mancano gli invisibili. Anche Matteo racconta il Natale ed anche li non ci sono gli invisibili. È Gesù che vede gli invisibili, ancora Luca: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.” Luca dice “voi poveri” e basta, non dice voi poveri con la carta d’identità, il codice fiscale e la tessera sanitaria.

Oggi ci provano i sindacati, ci riesce la Caritas a vedere gli invisibili. Non tentano nemmeno i Governi, non hanno costruito gli strumenti, non osano le forze politiche. Gli invisibili sono un problema di polizia e magistratura.

Stefano Vicario col suo primo libro, ci racconta questo mondo, prova a scoprirlo lui e a farlo vedere a noi. Il libro è scolpito come una sceneggiatura di un film. Roma è lo sfondo integratore, ma potrebbe essere qualunque altra città. Richiama Jeeg Robot, il film opera prima di Gabriele Mainetti del 2015. Il romanzo di Vicario sta provando a diventare un film. Percorso opposto a quello di Jeeg Robot che viene dal cinema ed è diventato dopo fumetto.

Il tema è quello degli invisibili. Ed è stato il lockdown a indurre Vicario a scrivere questa storia. Dovremmo chiedere dove fossero gli invisibili durante il lockdown.  Il Governo ha potuto pensare a coloro che hanno perso il lavoro, alle partite iva che hanno perso qualunque incasso, ma agli invisibili? Non accedono al reddito di cittadinanza, grande idea dei 5stelle, che da sola giustifica l’esistenza del Movimento, ma che non funziona con gli invisibili. Gli invisibili vivono di nulla. Meno dei paria indiani, gli intoccabili, che già sono al piano più basso dell’umanità, la polvere che copre i piedi. Gli invisibili stanno ancora più giù.

Lasciamo a Vicario la conclusione. È Piazza Vittorio a Roma, ma potrebbe essere Piazza del Popolo a Reggio, o Piazza Carlo Alberto a Catania.
Tra un po' passeranno i camioncini della nettezza urbana a raccoglierli (i rifiuti), ma prima di loro arrivano i barboni.
È materiale prezioso: con un paio di cartoni ci si può fare un giaciglio abbastanza comodo per passarci una notte d’inverno, con quattro ci si costruisce una microscopica baracca al riparo di un ponte o di un viadotto. La plastica a bolle è una termocoperta, una cassetta di polistirolo il surrogato di un cuscino.

*Stefano Vicario, Il re degli stracci, La nave di Teseo.
**Università di Reggio Calabria