RECENSIONE. Il Viaggio della Memoria, Pasquale Manti, Youcanprint

RECENSIONE. Il Viaggio della Memoria, Pasquale Manti, Youcanprint

L’autore ha recentemente pubblicato con Youcanprint un “poema autobiografico in terzine”. L’opera risulta essere composta da ben 86 (ottantasei) canti, ognuno dei quali formato da terzine incatenate per 90 versi. In questa recensione mi sono preso la licenza di coniare il termine “mantiano”, che aggettiva il cognome del nostro benamato poeta in analogia a manzoniano, ad esempio.

Volendo rappresentare le alterne vicende della sua vita, il Manti ha privilegiato il genere letterario del Poema, opera in versi, di notevole lunghezza. Ha scelto di stare in buona compagnia, quali l’Anonimo del Gilgamesh, Omero, Virgilio, Dante, ecc. Dopo uno stacco di tempo notevole abbiamo il piacere di prendere in mano un nuovo poema grazie al Nostro. Tra gli autori sopraelencati il più affine a lui sarebbe il Sommo Dante per alcuni punti in comune e sul piano dei contenuti e su quello letterario. Si parva licet componere magnis, ambedue descrivono un viaggio, da interpretare come metafora della vita che attraversa l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Al pari della Divina Commedia Il Viaggio della Memoria si colloca dunque nell’alveo della letteratura autobiografica.

Perché comporre una tale opera letteraria? Cosa ha spinto il Nostro a raccontare la propria vita in terzine incatenate? Molteplici le cause. Si potrebbe vedere il tentativo di esaminare il proprio passato per comprendere il presente, quasi abbia voluto sottoporsi ad una psicoterapia. Potrebbe essere stato tentato di tramandare ai posteri il proprio vissuto e chiarirne le scelte o semplicemente fare il consuntivo della sua veneranda età, essendo lui del 1930. Alcuni motivi sono evidenti. Il primo l’affetto profondo nei riguardi di mamma Giuseppina e della moglie Franca su tutti. Il secondo la celebrazione delle sue radici di San Lorenzo e Valletuccio. Non ultimo scrivere in versi ad libitum. Ricordo i sonetti chiaramente in endecasillabi del suo “Canzoniere dei miei lunghi giorni”. Il Manti, dunque, ha composto un Poema classico in versi endecasillabi e in terzine incatenate. La scelta delle terzine incatenate va nel segno della continuità, dei forti legami tra un evento e un altro e dell’unitarietà della trama, essendo il protagonista la persona che vive tutto quello che racconta. Le terzine sono ben strutturate e si offrono nella scorrevolezza del verso, che si presenta leggero, agile, spedito, godibile e spontaneo. L’endecasillabo è il verso più appropriato, perché permette un ritmo molto vario, dà la sensazione di una cadenza regolare e viene percepito molto eufonico. Esso è lo strumento più consono per un lungo componimento, perchè offre una varietà di registri, dove entrano tutte le espressioni possibili: narrazioni, esclamazioni, fatti, osservazioni, chiarimenti, interrogazioni, non una, ma infinite volte e tutto nella cornice di un canto o di innumerevoli canti. La poesia moderna privilegia il componimento breve, perché tende a fissare un pensiero, un’immagine, un ricordo, un evento, un fatto e si ferma lì. Sembra che la vita sia fatta di istanti, quali l’attimo fuggente con Robin Williams. Nel poema mantiano invece è tutto collegato, indivisibile, inseparabile. È un continuum che abbraccia le alterne vicende umane. L’interdipendenza è evidenziata dalle terzine, connesse tra loro come una catena, dove ogni terzina può essere paragonata ad un anello, la cui serie può essere prolungata all’infinito. Il Manti ha lavorato parecchio, per portare a compimento un’opera così ampia e ben congegnata. Non è stata facile la composizione, vista la struttura e direi anche la grandiosità del progetto. In esso si coglie la personalità complessa dell’autore, che ha usato tanti mezzi di comunicazione del suo mondo interiore. Si leggono sentimenti delicati, pensieri positivi, confessioni sincere, cuore aperto, animo nobile.

Si scorge tutto un mondo che viene offerto al lettore, che apprezzerà sicuramente l’uomo Manti, anche perché si ritroverà a condividere numerosi pensieri e sentimenti. Se ho colto nel segno, mi verrebbe da condividere un chiaro messaggio che traspare dal poema mantiano: “La vita è nel complesso bella. Cerchiamo di non sprecarla. Viviamola più a lungo possibile, facendo del bene, onde consegnare alle generazioni future un mondo migliore”.