di LETIZIA CUZZOLA - Dopo Giacchino Criaco, Biagio Accardi, Katia Colica e Fabio Cuzzola, ad occupare il posto centrale del divanetto bianco che accoglie le storie delle più note e piacevoli penne calabresi è giunto il giornalista Peppe Baldessarro.
Redattore per il Quotidiano della Calabria e Repubblica, Baldessarro non è uno che le manda a dire, fedele a quel giornalismo
vecchio stile che deve raccontare delle storie, dei fatti. Non le ha mandate a dire neanche quando si è messo in gioco con Avvelenati (scritto con Manuela Iatì) e Il caso Fallara (scritto con Gianluca Ursini), entrambi editi da Città del Sole Edizioni; due testi da leggere e rileggere per ri-prendere il contatto con quella realtà che per anni Reggio, e la Calabria in più occasioni, ha preferito non vedere, figuriamoci guardare dritto negli occhi. Anni di silenzi, vuoti che hanno tessuto la tela in cui, ancora oggi, continuiamo a vivere avvolti, quasi protetti.
Le battute di Baldessarro sono secche, scabre e prive di florilegi lessicali come solo un buon cronista sa fare. Troppo zucchero per far andare giù un boccone altrimenti amaro danneggia la salute. E la Calabria, si sa, non è mai stata esente da malanni. Di cure per questo malato cronico il giornalista reggino non ne vede molte, anzi; nonostante tutto però, Peppe resta fermamente convinto che non si debba necessariamente cedere alla tentazione di fuggire da questa terra per trovare un proprio spazio. Nel suo finale “messaggio alla nazione”, ormai 'pegno da pagare' per chiunque accetti di scoprirsi al pubblico di Calabria d'Autore, esorta le nuove leve a formarsi con la consapevolezza che il giornalismo è più una vocazione che un mestiere da imparare e che lo studio è la vera arma per guadagnarsi e garantirsi la libertà: il bisogno rende schiavi e la cultura rende indipendenti.
In un periodo in cui le informazioni ci rincorrono fin dentro le orecchie senza mai guardarci in faccia, diventa un evento quasi straordinario poter dialogare, chiedere spiegazioni a chi di quelle stesse informazioni è padre e madre. Per il quinto venerdì consecutivo Calabria d'autore si rivela un momento di confronto e condivisione: ogni autore regala ai presenti all'incontro momenti di sé, aneddoti, curiosità umane, al di là delle parole stampate che spesso finiscono con l'essere lo specchio distorto di chi le scrive.