di VITO BARRESI - A Reggio? I Bronzi di Riace sono sotto 'protezione'. Ovviamente senza alcuna allusione, giacchè si tratta esclusivamente di protezione antisismica. Bronzi in versione natalizia quasi sul punto di esclamare davanti al ministro competente e alle autorità in grande spolvero
'... e chi siamo noi Babbo Natale?'
Nella cronaca semiseria del ritorno dei Bronzi alla casa madre del Museo Piancentini, come avrebbe scritto Sciascia e ancor più Turi Vasile, proprio nelle acque antistanti lo Stretto di Messina, ci saranno stati, e certamente ci stanno, anche aspetti comici, per così dire didascalici, metaletterari (a proposito, ma di chi è la slitta in seconda fila carica di regali per i due guerrieri...), i racconti 'affabulanti' e i retroscena politici di un lungo, lunghissimo restauro.
Una lunga durata che ha fatto perdere la conoscenza non solo ai Bronzi ma anche ai tantissimi appassionati d'arte e cultura che avrebbero voluto ammirarli così come ha fatto smarrire la strada maestra ai potenziali milioni di visitatori (purtroppo e speriamo non irrimediabilmente perduti) nel corso di questi laboriosi ed estenuanti decenni di degenza e guarigione delle due straordinarie opere calabresi, profondamente segnate dal loro silenzioso slow.
Passate di mano in mano in varie fase di restauro, di cui una affidata addirittura alla Finmeccanica, il primo gruppo industriale italiano nel settore dell'alta tecnologia e tra i primi player mondiali in difesa, aerospazio e sicurezza, proprio secondo un report, reso noto il 13 aprile del lontano 1996 dalla stessa Finmeccanica, secondo cui “il restauro finale dei Bronzi di Riace ha arricchito di nuove conoscenze la cultura mondiale.”
Da allora sono passati ben 38 anni da quando da Reggio Calabria, correva l'anno 1975, si decise di trasferire i due di Riace nel più attrezzato Centro di Restauro di Firenze. E ne sono trascorsi ben venti da quando Finmeccanica, allora presieduta da Pier Francesco Guarguaglini, si accingeva a svolgere i lavori di salvaguardia.
Ancora oggi, a due passi dal quarantennio del restauro più lento del mondo, poco o niente si conosce sull'ammontare complessivo degli investimenti effettuati per riabilitare i Bronzi. Quanto cioè sia stato speso per un microscavo archeologico in cui “l'analisi delle terre di fusione rimosse dall'interno delle statue, ha posto nuovamente in discussione le teorie esistenti sull'età e la tecnologia dei Bronzi.”
Praticamente scorticati dal terriccio e dai detriti del calco, sottoposti a una vera e propria cura dimagrante i Bronzi svuotati sono belli ma senz'anima.
Quello che adesso tutti i calabresi sperano è solo che i Bronzi tornino a parlare con la gente, ad avere un'anima. Insomma a non restare per sempre le statue vuote di un sepolcro imbiancato.