di IDA NUCERA - Si è molto parlato del video degli immigrati durante il trattamento antiscabbia, tanto inutile quanto lesivo della persona. Il getto potente dell’acqua fredda d’inverno sul corpo nudo è l’ultima umiliazione subita da persone che già di tutto hanno patito, con l’aggravante che, attraversato il mare, forse hanno creduto di trovarsi presso uno Stato che li accoglie. Di pochi giorni dopo sono le foto di alcuni marocchini che, in una disperata protesta, si sono cuciti le labbra con ago e filo.
Accadono le cose e ci accorgiamo che già le avevamo sotto gli occhi , tutti lo sapevano, com’è nostra buona abitudine, ma nessuno diceva niente. Se lo stigma dell’omertà è un male incancrenito a cui si è avvezzi, ancora non si è completamente abituati al male che si annida nei luoghi, tra le persone, le associazioni che dovrebbero incarnare la solidarietà o almeno l’istituzione nel suo tratto umanitario. Accanto ai rispolverati “professionisti (pardon, professioniste) dell’antimafia”, alligna un’altra mala pianta che già s’era vista crescere dove ci sono sciagure ed esseri umani in difficoltà, i cosiddetti “professionisti dell’accoglienza”. Le varie associazioni, coop che hanno smarrito l’originaria funzione laica, a quelle che di misericordioso portano solo il nome e di croci solo il rossore della vergogna, si fanno la guerra per vedersi assegnati gli appalti, in perfetto stile ‘ndranghetista. Gli immigrati sono businnes, si parla di commesse di migliaia i €. Uomini e donne, solo carne, un tanto al peso, più stanno stivati in container o casermoni, meglio è. I minori fruttano il doppio (70€ al giorno), così pure chi attende lo status di rifugiato. Molti, si è scoperto, pur avendolo ottenuto, sono stati trattenuti illegittimamente, anche 300gg, per incassare cifre di circa 500 .000 €.
Nelle immagini attuali, tornano alla memoria, ben più drammatiche, tracce della Shoà, altri corpi denudati e posti in fila. Destinati a docce letali. Ma non è forse anche questo uno sterminio di proporzioni bibliche, che si consuma prima, durante e dopo la traversata del Mediterraneo, e noi tutti nascosti dietro la frase: “Sono forse io, custode di mio fratello?”. L’umanità è tragicamente lontana dal suo essere umana.
La crisi economica è soprattutto crisi dell’uomo, afferma il papa. Se non ce ne accorgiamo, è un cammino senza ritorno. Il virus del neoliberismo selvaggio è stato inoculato a piccole dosi quotidiane. Istituzioni e partiti hanno sviluppato la logica del tornaconto, della tangente, smarrendo il bene comune, la responsabilità, la solidarietà.
Forse è anche per questo che “l’uomo venuto dalla fine del mondo”, svela a questo mondo che sta finendo, un orizzonte perduto, fatto di gesti concreti, di sguardi compassionevoli, di scelte sobrie e di vicinanza col povero, lo straniero, l’ammalato, con l’umanità smarrita agli incroci della storia. Parla a cuori bradicardici che non hanno la forza di riprendere il battito.
Tutti entusiasti di papa Francesco, ma quanto da solo può influenzare un cambiamento delle coscienze? E’ da un po’ che la domanda ci interpella e ci imbarazza. In questi giorni mons. Bregantini, parlando di Bergoglio, l’ha espressa con chiarezza, rilanciandola in tutta la sua drammaticità: 'Tutti siamo d'accordo: e' santo, buono, bravo'', ma il rischio e' che ''resti solo''. Lui ha un’altra velocità e noi restiamo “ansimanti…Alla Chiesa ha dato un impulso grandissimo ma il rischio e' che… sia ammirato e applaudito ma poco imitato''.
Umanità dal respiro è corto, schiacciato dalla paura del nuovo e soggiogato dall’oppressione del vecchio, questo siamo noi. Le solitudini profetiche sono vocazioni impossibili nei tempi dell’indifferenza e della crudeltà, in cui si è spenta la compassione. Eppure queste solitudini, sono per noi, a portata di mano, non cesseranno mai di provocarci, finchè avranno voce. La missione loro affidata è di far fiorire la terra arida e deserta, di far spuntare germogli nelle spaccature dei cuori di pietra. Sono lì, ci stanno di fronte, anche in questo sgangherato Natale, con l’ineludibile domanda: “E tu, uomo, dove ti trovi nel tuo cammino?”.