di CONSUELO NAVA* - Non un giorno qualsiasi per la Mediterranea il 14 genn.2014. Un giorno speciale vissuto con sobrietà ed anche molta dignità, quella trasparente dalle parole di tutti gli intervenuti, attenti a salutare
non una personalità qualsiasi , non una voce qualsiasi, non un pensiero qualsiasi: quello dello studioso calabrese Prof. Salvatore Settis, uno dei più convinti difensori della bellezza della Costituzione al pari della bellezza del paesaggio e dei territori.
Alla presenza del Ministro M. Chiara Carrozza, per sua stessa dichiarazione, la consegna h.c. “ad uno degli intellettuali dal libero pensiero e della critica creativa e dalle conoscenze più acute e serie, conosciute al livello internazionale”, proprio nella sua terra, nella città dei suoi natali e dei suoi studi liceali.
Un momento non scontato per il luogo e non indifferente a questi tempi, un riconoscimento fortemente voluto e condiviso con la comunità scientifica, in un clima difficile per il paese, ancora una sfida per la difesa e la crescita culturale delle università del Sud, la ripresa del ruolo del più efficace rapporto tra accademia e territorio, come ricordato nelle dirette e assai efficaci parole del Rettore Pasquale Catanoso, rivolte anche al Ministro presente.
In evidenza nella motivazione del conferimento della laurea, riferita dal Direttore del DArTe prof. G. Neri e nella Laudatio della prof.ssa L. Thermes, “il patto civile necessario” che lo stesso S. Settis auspica come prima difesa della bellezza del paesaggio, delle questioni ambientali e della condivisione dei beni comuni. In particolare, viene sottolineata l’inadeguatezza che lo stesso studioso calabrese denuncia con riferimento all’etica della politica, all’azione delle mafie, alla caduta di ogni deontologia professionale, alle omissioni ed alle colpevolezze capaci di produrre devastazioni e degradi del paesaggio italiano.
Ma di tutto ciò S. Settis, anche nella sua lectio magistralis “l’etica dell’architetto e il restauro del paesaggio”, non ne fa “condizione inesorabile”, ma ricorda che vi è una necessità assai grande di individuare nei cittadini e specialmente nei giovani “i migliori guardiani dell’eredità culturale italiana”, con un ritrovato amore per la storia dell’arte e delle virtù e competenze intellettuali, ma anche con un richiamo diretto alle responsabilità, quelle che rendono tutti ugualmente coinvolti nelle aspirazioni e nelle idee per costruire il nostro avvenire. Un futuro che è evidente deve essere assai diverso dal recente passato che ci ha consegnato “borghi e città divorati da periferie offensive, la dissennata cementificazione dei suoli agricoli e la grossa menzogna secondo cui l’edilizia sarebbe uno dei principali motori dell’economia; il presentismo (provincialismo), con cui si cancella il valore culturale e spirituale di ogni bene monumentale per affidarlo ad un’economia della gestione e della tutela”.
S. Settis auspica quindi che il paesaggio e l’ambiente siano oggetti di “cura” e che ad occuparsene siano i cittadini insieme alle competenze degli architetti, quest’ultimi però, equivalenti ai medici con il giuramento di Ippocrate, dovranno sottoporsi “al giuramento di Vitruvio”, quello secondo cui gli stessi architetti dovranno essere educati accuratamente in tutte le discipline necessarie al loro mestiere: ottica, nozioni mediche, filosofia, per es., ma in aggiunta “la storia”. Ciò renderà più etico il lavoro nell’affrontare la tanto drammatica sfida “del restauro del paesaggio, compreso quello urbano”, capace di essere lo specchio della democrazia e l’incarnazione dei principi della vita civile”.
In tale senso S.Settis seppure apre la sua lectio con i ringraziamenti chiamandosi “inadeguato architetto”, dimostra ancora una volta di anteporre l’imperativo civile a qualsiasi approfondimento e riferimento colto e di esperienza; dimostra di non dimenticare la terra da cui proviene per quel disperato “bisogno di bellezza” che dice “capace di salvare il mondo, solo se gli uomini salveranno la bellezza”.
Non risparmia parole dirette e dure alla politica calabrese, rappresentata anche nelle presenze istituzionali delle prime file, incapace in questi anni di aver difeso la fragilità del suo territorio, dimenticando che “il paesaggio sono gli uomini”. Non sottrae i suoi ragionamenti, anche se li rinvia ad altre occasioni, alla necessità di liberarsi dall’illegalità della gestione dei territori ed alla necessità di “agganciare le esigenze di giustizia e di equità che vengono dalla società”, diritti costituzionali indifferibili soprattutto per il futuro intergenerazionale dell’Italia del Sud.
Un “giuramento di Vitruvio” a tutto campo, quello del prof.S.Settis, neoarchitetto calabrese di eccellenza e di riconosciuta fama, che era intervenuto pubblicamente il 3 gennaio su La Repubblica, recensendo il libro di G.A.Stella e S.Rizzo “Se muore il Sud” e con una forte denuncia scriveva “mentre si allarga il baratro con il resto d’Italia, troppi politici e intellettuali del Sud si arroccano in un patriottismo di maniera, restio a correggere qualsiasi stortura”.
Oggi la sua presenza, al cospetto di tanti politici ed intellettuali, per l’importante iniziativa intrapresa dall’Università sia solo di buon auspicio per quell’Italia identica a Nord e a Sud, quella che necessita di un ritrovato “senso della responsabilità nell’architettura, nell’insegnamento e nella cittadinanza”, come dichiarato dal Ministro presente. Una lezione magistrale su ciò che può essere utile, che salva le generazioni future dal saccheggio del loro “vivere bene”, che osserva insieme l’art.9 e l’art.32 della nostra Costituzione per la tutela del paesaggio e la tutela della salute della collettività. Un giuramento che va oltre l’architettura.
* architetto, docente universitaria
ph: Adriana Sapone