La bellezza, il paesaggio ed il complesso di inferiorità dei calabresi

La bellezza, il paesaggio ed il complesso di inferiorità dei calabresi

pasolinidi ANNA ARCUDI* - Lo scorso 14 gennaio è stata conferita a Reggio Calabria la laurea Honoris causa in Architettura a Salvatore Settis il quale durante le cerimonia, ha tenuto una lectio magistralis dal titolo 'L'etica dell’architetto e il restauro del paesaggio". Molti sono stati i temi offerti alla riflessione di tutti ma in queste sede vorrei sottolineare quello relativo al rapporto esistente tra ambiente, paesaggio e legalità stralciando alcuni brani del discorso tenuto dall’illustre archeologo originario di Rosarno.


In un passaggio della lectio Settis cita un aforisma di Isaiah Berlin “Il mio paesaggio sono gli uomini” evocando l’idea di un paesaggio che possa essere non il passivo teatro (…) delle speculazioni edilizie e del voto di scambio, ma la proiezione del nostro viver bene la nostra vita presente, (..) con dell’imperativo etico di lasciare alle generazioni future un ambiente e una trama di città che siano degni di quelle che abbiamo ereditato dalle generazioni passate.(…) L’Italia ebbe per secoli il paesaggio più armonioso d’Europa (..) meritandosi il nome di “giardino d’Europa”. Quel giardino è oggi oggetto di devastazioni crescenti, e non da parte di barbari invasori, ma degli italiani stessi”.

Proviamo a contestualizzare un problema di carattere nazionale al territorio calabrese riportando i dati di uno studio della Regione Calabria sulla cementificazione dei suoi 700 chilometri di costa , condotto dell'assessorato all'Urbanistica, che ha individuato 5.210 abusi edilizi, con una media di uno ogni 100-150 metri. Nella sola provincia di Reggio ne sono stati enumerati 2093 (il 40,17%), l’indice percentuale più alto tra tutte e cinque le città calabresi. (1). 

Non sono di Locri ma le parole di Stella pronunciate qualche sera fa a Sanremo potevano riferirsi allo stesso modo anche a Reggio Calabria che è la mia città. Al di là della buona o cattiva intenzione di chi le ha pronunciate, non mi sono sentita offesa al contrario le condivido, perché sono vere, e nella loro sostanza indicano a mio parere una presa di distanza nei confronti dalla cultura del brutto etico ed estetico prodotto nella nostra regione da quella illegalità che da questa parti assume spesso il nome di ‘ndragheta. Ho vissuto per 6 anni a Viterbo e 9 anni a Roma due città d’arte e bellezza, ma la pulizia ed il decoro della piccola cittadina medievale così come la maestosa grandezza della città eterna, non le ha rese certo immuni dal possedere tratti di corruzione, di inciviltà e di degrado morale.

Crescere circondati dal brutto edilizio ed etico non impedisce certo di riconoscere ed amare la bellezza, ne di essere persone oneste, ma costringe ad un’immagine dolorosa e quotidiana dei luoghi di vita, che svilisce i forti d’animo e probabilmente rischia di reprimere gli slanci e le possibilità di chi è più debole e possiede poche risorse culturali e sociali di emancipazione.

Provo anch’io a dare una risposta alla domanda proposta dal direttore di zoomsud: qual è la ragione vera per cui noi calabresi scattiamo come una molla anche quando non ne esiste alcuna ragione? Insomma, perché continuiamo ad essere così deboli e fragili?

La lettera indignata del sindaco di Locri fa emergere a mio parere una debolezza che sembra affondare i piedi dentro le sabbie mobili e non su un terreno solido di consapevolezza della propria identità. Noi calabresi, noi reggini sappiamo bene quanto sia complesso ed a volte frustrante muoversi all’interno della nostra stessa storia. Ma è necessario non offendersi di fronte a chi fa in qualche modo emergere la realtà, ma offendersi e contrastare i meccanismi che la producono perché più di ogni altro dovremmo conoscerli e denunciarli, perché siamo noi stessi i primi custodi della nostra storia. Il “complesso di inferiorità”, di citazione pasoliniana, di cui sembrano soffrire ancora i calabresi e che è emerso a mio avviso in questa occasione da parte di chi si è sentito oltraggiato dalle parole di Stella, si può superare a mio parere solo con una profonda e reale cognizione di se stessi.

 (1) Calabria, cemento mangia-coste
un abuso edilizio ogni 150 metri, di GIUSEPPE BALDESSARRO, La Rerpubblica.it, 25 giugno 2009 

*restauratrice