di AURELIA ARITO - Minigonna sfrangiata e giubbotto di jeans, labbra rosse e un grande fiocco in testa. E' così che Loredana Bertè si è presentata al pubblico sabato sera al Cilea.
Il 'suo' pubblico, fatto di tantissimi appassionati per i quali Loredana è un'icona. Dagli spalti qualcuno urla: bentornata in Calabria. Lei, senza parole, comincia il suo racconto intonando un pezzo del 1981 “Movie”.
Sessantaquattro anni, quaranta dei quali vissuti in scena. Sul viso i segni di una vita spericolata, nella voce graffiante le tracce di una signora “per cui la guerra non è mai finita”. Dotata di forte personalità e grande forza interpretativa, la Bertè ha scalato le classifiche italiane e si è imposta al grande pubblico anche per la sua storia personale, tra gossip, fragilità, scandali e voli a planare, tanto da diventare un mito.
Il concerto si inserisce nell'ambito di “Fatti di Musica Radio Juke Box 2014”, rassegna ideata e diretta da Ruggero Pegna. Sul palcoscenico la Bertè è accompagnata da una band di sette giovani elementi oltre alla voce della sua storica corista e amica di una vita Aida Cooper (che per ricordare Mia Martini ha interpretato “Dillo alla luna”). La scenografia è scarna, su un telone vengono proiettate immagini di Loredana, di Mimì. Video d'archivio della sua vita e carriera, come quello della partecipazione a Sanremo 1986 con un pancione finto, lo stile trash rock con fiocchi in testa, abiti in pelle, capelli cotonati e calze a rete. Tante altre invece sono immagini di sfondo (del desktop) per i brani interpretati.
Sul palco del Cilea, Loredana ha proposto, tutti i suoi più grandi successi in una scaletta rivisitata e inedita, da "Non sono una signora" a “Dedicato”, da “Sei bellissima” a “Il mare d'inverno” a “E la luna bussò”. Spazio anche per le cover: omaggi a Mia Martini, Fabrizio De Andrè, Djavan.
Qualcuno dice: “Loredana, sei grande!”. Lei, diva, non può che rispondere: “lo so” e andare avanti. La Bertè torna in Calabria e non è più la bambina che ha lasciato Bagnara per le Marche, o l'adolescente (nonostante la mise) partita per Roma dopo la separazione dei genitori. Lei, terza di quattro figlie, un padre che ha più volte definito 'padrone', che avrebbe voluto un figlio maschio. Sullo sfondo una Calabria che non viene raccontata nelle oltre due ore di live. Qualcuno forse si sarebbe aspettato una parola sul ritorno, sulle sue origini. Lei lo fa a muso duro, su una ferita ancora aperta, contestando chi per 19 anni si è appropriato dell'immagine di Mia Martini per istituire un premio e per – dice - illudere tanti ragazzini. “In Calabria c'è qualcuno che se ne approfitta – spiega – diffidate dalle imitazioni. Questo signore la deve smettere, se lo vedo lo prendo a calci. Il vero premio – mostrando il piatto originale che vinse nel 1982 a Sanremo, il Premio della Critica Mia Martini – è questo”.
In fondo, la calabresità della Bertè è qualcosa che viene riconosciuto più dai calabresi che da lei stessa che, invece, si sente cittadina del mondo. Qualche settimana fa, per il lancio della tappa reggina del tour ha dichiarato: “sulla mia vita si dice che sono cresciuta in Calabria, ma ci sono soltanto nata; poi la mia famiglia si è subito trasferita nelle Marche. La madre (Loredana non dice mai "mia madre") tornava a Bagnara solo per partorire”. Della Calabria ricorda qualche estate, ma senza nostalgia. “Si può sentire nostalgia di un posto dove non si è mai vissuto? La Calabria – conclude- è una terra bellissima ma, tra le due, Mimì sentiva più forte le sue radici calabresi”.
Nonostante ciò, sono in molti a rivendicare una sua identità calabrese. Dalle prime file, un signore particolarmente caloroso, forse convinto del contributo dato dalla Bertè al riscatto di questa terra, dice: dovrebbero farla sindaco, o presidente della Regione, cosi li sistema tutti 'sti balordi!
Dopo oltre due ore di concerto, grandi successi, il Cilea in piedi, lo stesso signore, ma più convinto, rilancia: dovrebbero farla presidente del Consiglio!