di ALDO VARANO - “Questo Munzi è un genio; farà un capolavoro che porterà l’Aspromonte nel mondo”.
Lui, Gioacchino Criaco l’ha sempre detto; lo diceva quando ancora tutti pensavano che il film non avrebbe visto nemmeno la luce dell’ultimo ciack.
Sembravano scesi dalla luna, lui e Francesco Munzi, quando, nel 2010, giravano la Calabria in cerca di location, di volti, di sostegni, umani istituzionali e materiali. Di sicuro tanti gli ridevano dietro, al meglio li commiseravano. Illusi, ma dove vorranno arrivare? Noi no, questa testata ci ha sempre creduto, prova ne è che Munzi ci ringrazia nei titoli di coda.
Francesco Munzi e le Anime Nere hanno guardato negli occhi gli spettatori del Lido di Venezia, li hanno colpiti allo stomaco. Fra qualche giorno faranno lo stesso a Toronto, al TIFF, un altro dei festival cinematografici più importanti del mondo. E poi replicheranno da altre parti e in tante sale. Le strade infernali dei figli dei boschi si sono trasformate in chilometrici red carpet e questa è una favola, altro che noir calabrese.
Non sappiamo ancora del successo, degli incassi che il film avrà; e in verità non ce ne frega. Quello che un genio visionario come Munzi e un pastore aspromontano come Criaco volevano fare l’hanno fatto. Hanno vinto una scommessa contro molti, dimostrando che in Calabria si può fare un grande film, lo si può fare insieme ai calabresi, dicendo cose durissime senza scatenare la suscettibilità nostrana. Si è potuto fare un film di qualità con attori e maestranze calabresi, alla faccia di una politica miope, senza alcuna visione prospettica e priva di capacità di valutazione.
Vincerà o non vincerà a Venezia, o in altri festival? Sarebbe bello, ma davvero non è determinante. Noi faremo un tifo sfrenato; dovrebbero farlo tutti in Calabria, in questo fine di un’estate che è arrivata solo al sud. Solo per qualche giorno si potrebbero mettere da parte le minuscole scaramucce politiche, le passerelle autoreferenziali e le invidie. Tiferemo Anime Nere perché tifiamo per noi, perché la Calabria cambierà quando si abbatteranno i muri e dal basso si darà il via libera alla voglia di mutare che è più presente in chi soffre che in chi sta bene.