AL CILEA: Mauthasen, l’orrore e la bellezza dei grandi valori umani.

AL CILEA: Mauthasen, l’orrore e la bellezza dei grandi valori umani.

     di TIZIANA CALABRO' - spgnl

L’orrore abita un mondo deforme, grottesco, sporco, come quello impresso nei quadri di Goya. L’orrore si insinua nella penombra, nel fumo, nel grigio senza contorni, come grigia era la cenere delle ciminiere dei campi di concentramento che oscurava il cielo. La cenere dei morti ad ammorbare l’aria trasformata in un grumo di ombre.

Il Globo Teatro Festival, festival internazionale, ha portato per la prima volta in Italia, al Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria, lo spettacolo pluri-premiato “El Triàngulo Azul” di Laila Ripoll e Mariano Llorente. Nel raccontarci la storia, poco conosciuta, dei deportati dissidenti della Spagna del dittatore Franco - che sulle loro divise a righe avevano cucito, appunto, un triangolo azzurro, simbolo degli apolidi - l’opera ci conduce all’interno del campo di concentramento di Mauthausen. Sul palco il racconto avviene attraverso gli occhi degli internati spagnoli e di una voce narrante: un tedesco “perbene”.

Il tedesco, emblema delle contraddizioni insondabili dell’animo umano, capo del laboratorio di identificazione fotografica del campo, è un uomo colto, cresciuto in un ambiente dalle idee liberali, tuttavia travolto dall’onda devastante della Storia e incapace di contrastarla attraverso la bellezza e la forza dei valori a lui insegnati. Pur non macchiandosi direttamente le mani del sangue degli innocenti di Mauthausen, ne osserva inerme le gesta infernali degli aguzzini, fingendo che l’orrore sia normale, così marchiando e corrompendo per sempre la sua anima.

Da controcanto alla bestialità umana ci sono loro, gli spagnoli, di cui l’opera racconta il coraggio, l’orgoglio di appartenenza, la straordinaria e miracolosa capacità di resistenza e resilienza, di mantenere intatti l’umanità e il desiderio ostinato e grandioso dell’uomo di sperare e raccontare, nonostante le urla infernali del male assoluto. L’opera narra di questi uomini e del loro coraggio, che ha permesso di nascondere, e così restituire alla verità e alla Storia zuppa di sangue e menzogne, i negativi delle fotografie scattate all’interno del campo dai nazisti. L’ossessione del partito di Hitler di catalogare e documentare attraverso le fotografie ogni azione di cui non vedevano la mostruosità, ha permesso di conservare uno dei più importati atti di accusa dinanzi al mondo intero.

L’opera ha un’originalità narrativa e visiva che risucchia lo spettatore in un mondo parallelo e deforme, che non dà tregua, che raggiunge l’apice del grottesco, dell’inimmaginabile, che sprofonda negli abissi marcescenti dell’animo umano.

Eppure, alla fine di questo incubo delirante della follia di un mondo rovesciato e così lucidamente narrato, dal fumo emerge la bellezza luminosa di uomini e donne coraggiosi, a ricordarci che il nostro compito è di proteggere i grandi valori umani, “l’unico ordine abbastanza grande da essere visibile”.