di GIOACCHINO CRIACO
- Vince Francesco Munzi, soprattutto: ha fatto il film che voleva fare, e dentro c'è tutta la sua bravura e la sua sensibilità artistica".
Accanto a Munzi vince la Rubbettino, e Florindo Rubbettino che ha sostenuto il progetto di un libro, prima, e di un film dopo.
E poi, libro e film vanno oltre, superano la loro natura artistica per diventare fatto sociale, facendo vincere quella Calabria considerata senza speranza: la Calabria delle rughe della Locride, dei balzi d'Aspromonte.
Vincono gli Africoti, i locridei che hanno dato il meglio di loro stessi perché Munzi realizzasse la sua opera. Vincono gli ultimi che hanno dato l'anima, davanti e intorno la camera da presa, per dimostrare che il male non è un fatto genetico, ma un prodotto sociale e basta avere opportunità e il destino muta".
Di fronte a una Calabria che vince, insieme con il film di Munzi, ce n'è una che perde, quella "dei vinti, di quelli che tanto non si può far nulla!. Quella del rancore, della mediocrità. Quella dei migliori siamo noi e gli altri sono feccia.
Perde un'autoproclamata intellighenzia da sagra paesana. Una politica che non ha visione e non ha entusiasmo. Perde la Calabria che si sente migliore ed è la peggiore e non ha visto che il film aveva vinto a Venezia, nei festival internazionali, fra i calabresi normali; e vincerà ancora.
Perché non è solo un film, ma un piccolo grande sogno, dei calabresi ultimi che vogliono diventare i primi.