CALABRESAGGINE
(Monologo)
di SERENA MAFFIA
Sono calabrese
e ciò che mi disturba di più della mia “calabresaggine”
sono i soprusi.
Sì, perchè qui tutti pensano che
soltanto perchè sei calabrese
devi subire la ndrangheta.
Noi subiamo già il nulla, la lontananza,
l’isolamento, il silenzio.
Sai quanto ci vuole
a un animale sociale come l’uomo
a impazzire in queste circostanze?
Meno di niente.
Eppure io sono qui, e non
sono ancora del tutto fuori di testa.
Ma la mia testa, se non si abbassa
alle prepotenze dei capi di regione,
dei capi di costa, dei capi di spiaggia
può saltare per aria.
Eh già, l’aria qui è magnifica
è per questo che non me ne voglio andare.
L’aria qui profuma di buono, sa di mare
e il mare ti riempie gli occhi sia che
ci bagni i piedi, sia che lo guardi da lontano.
Qui l’aria t’è madre e il mare t’è padre.
È questa è la questione:
mi piacerebbe sentirmi a casa con la mia famiglia
mi piacerebbe chiudere la porta per sentirmi al sicuro.
Potremmo svegliarci un giorno
e imporre che lo sia.
Senza violenza,
non serve quando siamo in tanti.
E oggi basta una poesia
domani un treno
poi arriverà l’acqua per spegnere l’incendio
infine la volontà di non subire.