Un'intesa "storica", un "buon risultato" e una "grande opportunità" da cogliere. Così i sindacati confederali e la Confindustria giudicano l'accordo europeo sul Recovery Fund e sono pronti a confrontarsi con il governo per predisporre un piano di interventi di rilancio del Paese.
Secondo Confindustria, si tratta di un risultato ottenuto anche grazie all'azione del Governo italiano, in linea con il paziente ma fermo traino esercitato da Germania e Francia. Per gli imprenditori, ora è il tempo di predisporre al più presto piani d'impiego delle risorse che "siano seri e credibili, volti al rilancio dell'economia, dell'impresa e del lavoro". Gli obiettivi, i tempi e le risorse - fanno notare gli imprenditori - vanno stimati ex ante con grande precisione, "puntando innanzitutto alla crescita degli investimenti, ed evitando, al tempo stesso, un aumento della spesa pubblica corrente".
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, parla di risultati importanti che sarebbero stati "impensabili senza il ruolo del Governo e del nostro Paese, oltre che delle alleanze costruite". La segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, definisce l'accordo un'occasione storica e condanna quei politici che ancora dibattono sul Mes: "un insulto a chi è stato male e peggio a chi non è più tra di noi".
Anche Confindustria ritiene ancor più di prima che sia primario interesse dell'Italia usare il Mes per 37 miliardi a fini sanitari, in aggiunta alle risorse necessarie all'economia produttiva. Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sostiene che è stato compiuto "un passo importante per il futuro dell'Europa. Dopo anni in cui si è praticata solo l'austerità le ingenti risorse destinate a ricostruire l'economia europea, prostrata dalla crisi pandemica, sono una svolta significativa".
Secondo Landini, ora però si deve affrontare "la fase di costruzione del Piano nazionale di ripresa e resilienza attraverso un percorso partecipato e di largo coinvolgimento, e che progetti, con protocolli di intesa condivisi, l'utilizzo di queste risorse per garantire un nuovo modello di sviluppo, sostenibile ambientalmente e socialmente, finalizzato alla creazione di lavoro e al rafforzamento dello Stato sociale".
Per Furlan "occorre un accordo fra governo e parti sociali per la destinazione di queste somme ingenti, con un piano concreto e strutturale di interventi e riforme economiche per cambiare davvero il nostro Paese". A partire dal sistema sanitario, che per anni ha subito solo tagli: "Dobbiamo pretendere un cambiamento molto forte, a prescindere se in autunno il virus tornerà oppure no".
Bombardieri indica tre priorità: infrastrutture, reti, sanità, guardando soprattutto al Sud. Dalle reti ferroviarie alla manutenzione viaria, tutto il territorio - sostiene - ha bisogno di riqualificazione. È poi necessario investire sulla rete e sulle connessioni: "Nel periodo del lockdown abbiamo visto che non tutti hanno avuto gli stessi diritti e le stesse opportunità". Necessari quindi gli investimenti nella sanità per offrire "un servizio omogeneo da Nord a Sud, isole comprese". Il Paese ha bisogno di "una rigenerazione di grande portata: le politiche energetiche e ambientali richiedono grandi investimenti". Il sindacato - conclude Bombardieri - chiede ora al governo di "contrattare le scelte" per "contribuire a ridisegnare il futuro del Paese".