costruite in aree dove la terra trema e la meta' non e' attrezzata
per far fronte a un 'evento eccezionale'. Secondo i dati
aggiornati dell'Istat, che ha incrociato il censimento del 2011
con la mappatura delle zone a rischio sismico, il 78,3% delle
abitazioni ad uso residenziale si trova infatti in territori ai
primi tre livelli di rischio. Non solo, oltre la meta' di queste
case non e' a norma, cioe' non rispetta alcuna regola antisismica,
visto che e' stata costruita prima del 1971 quando e' stata
introdotta la prima normativa per proteggere gli edifici in caso
di calamita'.
Secondo i dati illustrati dal presidente dell'istituto di
statistica, Giorgio Alleva, quasi due milioni di case (1,9
milioni) sono costruite nelle zone classificate ad altissimo
rischio (la zona 1), che rappresenta circa un decimo (il 9%)
dell'intero territorio della penisola. A essere interessate da
aree cosi' esposte sono 11 Regioni. La 'zona 1', pero', occupa
circa meta' della Calabria, un terzo dell'Abruzzo e tra il 20 e
il 30% di Basilicata, Campania, Molise e Umbria. Qui le case
costruite prima degli anni 70 sono il 53,5%, concentrate sempre
in Calabria (oltre il 42%) e, con percentuale molto inferiore,
in Campania (13%).
La zona sismica 2, ha ricordato il numero 1 dell'Istat, e'
quella piu' ampia, interessando il 35,2% del territorio italiano
e includendo altre 4 Regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana). Qui si trova appena piu' di un terzo delle abitazioni
del Paese (il 32%) che per circa meta' (il 52%) sono state
edificate pre-norme antisismiche. Le Regioni con la maggiore
incidenza di abitazioni in questa zona di rischio sono Sicilia e
Campania (rispettivamente il 25,2% e il 20,1%).
La zona di rischio 3, quella con l'incidenza piu' 'rara' di
terremoti di forte intensita' interessa un altro terzo della
Penisola (il 32,7%) e' tocca tutte le Regioni esclusa la Calabria
(tutta compresa tra le prime due fasce di rischio) e la
Sardegna, che invece ha l'intero territorio in zona 4 (quella
meno pericolosa, dove i terremoti sono rari). Anche in questa
area, pero', dove si trova il 40,7% delle abitazioni
residenziali, oltre la meta' delle case (il 55%) e' stata
costruita prima del 1971 e quindi potenzialmente avrebbe bisogno
di interventi per migliorare la tenuta rispetto al rischio
sismico. Interventi che, con l'ampliamento del 'sismabonus'
anche alla zona 3, potrebbero usufruire, per i prossimi 5 anni,
di sconti crescenti in base al miglioramento della classe di
rischio (dal 50% al 70-80%).