Con il titolo in inglese “La Calabria non è Italia”, La Padania, il giornale ufficiale della Lega Nord, attacca il governo per i provvedimenti adottati sui lavoratori precari Lsu-Lpu. Lo fa attraverso una lettera aperta dell’assessore al bilancio del Veneto che sotto un grande titolo «Calabria is not Italy Non si applica il Patto di Stabilità e sono previste buonuscite da nababbi» riprende e sviluppa l’attacco avviato per primo dal capogruppo in Parlamento di Forza Italia, il nuovo partito berlusconiano, on. Renato Brunetta.
Pubblichiamo, come documentazione per i nostri lettori, larticolo apparso oggi sulla Padania.
di ROBERTO CIAMBRETTI - Lettera aperta dell'assessore al Bilancio e agli Enti Locali del Veneto ai parlamentari che hanno votato la manovra governativa
Non so se essere indignato o esterrefatto: a leggere i punti 133 e 134 del maxi-emendamento alla legge di stabilità sono uno scandalo, una vergogna, indegni di una società civile, sanciscono una indecorosa diseguaglianza che non possiamo tollerare. Il Senato della Repubblica ha autorizzato gli enti locali calabresi ad assumere, anche in posizioni sovranumerarie, a tempo indeterminato, i lavoratori oggi impegnati in attività socialmente utili o di pubblica utilità e per questo tipo di lavoratori che hanno già 60 anni di età e che daranno le dimissioni entro il 31 dicembre 2013 si prevede un buonuscita di circa 40 mila euro.
Come si fa ad approvare queste norme mentre non si è riusciti a indicizzare le pensioni?
Perché queste agevolazioni solo per la Calabria e non per le altre Regioni? Forse che la Basilicata non ha disoccupati o lavoratori socialmente utili? E in Veneto? Perché in Veneto non è possibile creare scivoli per i lavoratori degli enti pubblici ultrasessantenni e magari iniziare a stabilizzare qualche giovane?
Guardate le tabelle del punto 366 del maxi-emendamento, quelle che stabiliscono il tetto del Patto di stabilità per le Regioni a statuto ordinario e scoprirete che per la Calabria è previsto un tetto di spesa pari a un miliardo e 22 milioni, cioè 521 euro per cittadino, mentre in Puglia la spesa crolla a 322 euro, 311 in Lombardia e 312 in Veneto: che i cittadini di Lecce, Brescia o Treviso sono diversi da quelli di Catanzaro?
Forse che da noi, nel Nord Italia, non si sentano i morsi della crisi economica? Quante domande spontanee sorgono leggendo i punti 133 e 134 del maxi-emendamento, votato anche da buona parte dei senatori veneti, gli stessi che in campagna elettorale andavano dicendo di voler rappresentare gli interessi del nostro territorio. È così che si fanno gli interessi del Veneto?
Già la legge di stabilità rischia di affossare ogni possibilità di aggancio alla ripresa economica, ma qui siamo finiti nel ridicolo, visto che la spending review vale solo per alcuni e altri no.
Vergogna, vergogna, vergogna. Non dimentichiamo che una settimana fa una operazione analoga è stata concordata alla chetichella dal Governo Letta con la Regione Sicilia, dove è stata sospesa la legge Fornero per cui i dipendenti pubblici potranno andare in pensione con le norme precedenti la riforma per lasciare lo spazio alla regolarizzazione a tempo indeterminato di oltre 20mila precari, quando la stessa Corte dei Conti aveva, già stigmatizzato questa discutibile situazione.
Siamo davanti a una applicazione a macchia di leopardo della spending review: qua si, là no. Questi provvdimenti sono una vergogna davanti ai nostri disoccupati, agli esodati, ai lavoratori costretti a lavorare fino a 66 anni. I nostri senatori non sono riusciti neanche a infilare un micro-emendamento, quello con il quale si poteva prevedere l'esclusione dal Patto di stabilità degli interventi per la salvaguardia e la messa in sicurezza dei rischi idraulico-geologici: in Calabria si assume fuori Patto, in Sicilia si manda in pensione extra Fornero, noi rischiamo di morire annegati di Patto di stabilità. Non è pensabile che la parte produttiva del Paese sia penalizzata come dimostra non solo l'infame tetto di stabilità imposto alla Regione ma anche per provvedimenti assistenziali e clientelari che se salvaguardano la pace sociale al Sud, puniscono il mondo del lavoro del Nord. Non è pensabile che le spese per difendere il territorio dal rischio alluvione concorrano, come abbiamo visto a Vicenza, a raggiungere il Patto di stabilità. Voglio vedere cosa faranno i parlamentari veneti, quali provvdimenti chiederanno per i disoccupati settentrionali, per i lavoratori delle aziende in crisi, per gli allevatori che hanno dovuto chiudere le stalle, per la difesa idraulico-geologica del territorio. Non è una sfida, ma la richiesta di un atto di giustizia e di equilibrio: l'austerità a una sola direzione è una infamia, far pagare la spending review alle Regioni virtuose e trainanti l'economia è il segno del degrado istituzionale cui siamo giunti.
*Assessore al Bilancio e agli Enti Locali - Regione Veneto