L'ANALISI. PD, le primarie, l'apparato, la sconfitta. VARANO

L'ANALISI. PD, le primarie, l'apparato, la sconfitta. VARANO

appar     di ALDO VARANO - UNO. I giornali danno conto della delusione di parecchi ambienti renziani per la sconfitta di Gianluca Callipo o, che è la stessa cosa, per il successo di Oliverio. Bisogna riconoscere che è una delusione stravagante. Perché mai Gianluca Callipo avrebbe dovuto vincere le primarie?

Non era neanche previsto.

Il sindaco di Pizzo Calabro era stato scelto dai renziani calabresi per motivi diversi, direi opposti, alla vittoria. I big dell’area di Matteo, tutti fedelissimi del Capo del governo, ma tutti irriducibilmente bisticciati tra loro, non potendo trovare alcun accordo o almeno un armistizio (non ci hanno neanche provato), hanno scelto il giovane Callipo con un retropensiero preciso: accantonarlo appena fosse arrivato il cosiddetto “candidato unitario” o, detto in modo più raffinato, il candidato “di superamento” che ha aleggiato pesantemente per tutta la fase delle primarie ed è stato il leader politico (inesistente) più evocato e presente durante la complicata vicenda che ha alla fine verificato il disastro renziano. E il successo di Oliverio.

DUE. Bisognerà valutare con attenzione se le primarie sono state in Calabria una svolta o un mero sforzo organizzativo, esplorando ombre e luci. Dall'analisi affiorano sorprese clamorose. Un esempio: Oliverio avrebbe vinto, secondo la vulgata, grazie all'apparato. Il termine evoca la pesantezza dei partiti della prima repubblica, soprattutto il mitico apparato comunista. L'apparato erano donne e uomini stipendiati dal partito o la cui condizione di vita dipendeva direttamente dal partito che in cambio otteneva fedeltà e servizi. Ma il tempo passa e l'apparato (che a tratti ha avuto anche grandi idealità fino a configurarsi come scelta di vita) non esiste più. Le donne e gli uomini che continuano a dipendere dalla politica ci sono ancora. Di diverso c'è che non dipendono più dai partiti ma dai singoli politici ognuno dei quali controlla un gruppo di fedelissimi. Oggi conta il potere di chi gestisce i soldi (pubblici o no) dei partiti, chi controlla la distribuzione delle cariche pubbliche (candidature in parlamento, sindacature e presidenze di enti, distribuzione consulenze, posti in consigli d'amministrazione, nei giornali e negli uffici stampa, ecc). E ha potere soprattutto chi in Calabria è titolare della catena dei collegamenti che porta alla “ditta” o a “Matteo”, cioè quelli che controllano “formalmente” da Roma tutto il resto.

Di straordinario in Calabria è accaduto che Oliverio ha vinto “contro” il reale l'apparato (se lo vogliamo chiamare così) esistente. Il candidato con alle spalle l'apparato più robusto, alle recenti primarie del Csx, è stato certamente Callipo ed è curioso che nella pubblicistica si sia affermata un'opinione diversa. E l'apparato ha pesato. Magorno ha potuto più volte smontare e rimontare la macchina. Guerini e la Serracchiani sono stati sempre percepiti come quelli in grado di far saltare le primarie che l'apparato non riusciva a controllare. Verificata l'impraticabilità dell'ipotesi di farle saltare in Calabria sono fioccati sondaggi d'apparato della cui indecenza o della cui volontaria confusione qualcuno dovrebbe chiedere scusa ai calabresi immaginati con l'anello al naso. Un sondaggio si può sbagliare, due consecutivi sono un progetto politico d'apparato (pagato coi soldi del partito).

Questo è successo in Calabria: Oliverio ha sconfitto l'apparato che ha schierato l'ignaro (?) Callipo. L'apparato ora docilmente (secondo la tradizione degli apparati) gli si consegna.

TRE. Si dice: ma Adamo, la Bruno Bossio, Guccione, Ciconte... Il più citato è Adamo; usiamolo come esempio. E' (ma non è il solo) in Consiglio regionale da 25 anni (il triplo del tempo massimo consentito al presidente Usa per cambiare il mondo). Ha rapporti, conoscenze, collegamenti, riferimenti, gente che ce l'ha con lui e gente che a lui deve qualcosa. Ma tutto questo non è apparato. E' la dote che partiti in crisi (irresponsabilmente rispetto alla democrazia) gli hanno fatto accumulare consentendogli di inchiodarsi alle istituzioni. Adamo si può tecnicamente definire un notabile. Ma che qui ed ora, nelle settimane che ha sostenuto Oliverio, fosse il padrone di pezzi dell'apparato è una sciocchezza. Controprova: mettete insieme tutti i renziani calabresi (ex comunisti, democristiani, socialisti, varie ed eventuali) e fate la somma delle possibilità (candidature, consulenze, etc) in loro possesso e scoprirete che questo apparato è molto ma molto più potente di quello che avrebbe potuto mettere insieme Adamo insieme agli altri sostenitori di Oliverio.

QUATTRO. La conclusione è stata curiosa ed esattamente contraria ai titoli sparati dai giornali. Callipo è stato percepito come un pezzo del potere calabrese sostenuto dagli apparati. Oliverio come il calabrese che s'è ribellato al loro strapotere.