di ALDO VARANO - Il 14 ottobre 2014 sarà ricordato come la fine di una lunghissima fase durata un Ventennio (un altro), quello dominato da Berlusconi.
Il Cdx che gli italiani hanno conosciuto negli ultimi venti anni non esiste più. La rottura non è stata improvvisa, ma è stata violenta e s’è consumata tra insulti che segnalano l’impossibilità della ripresa di un qualsiasi dialogo.
A Roma s’è svolta la riunione a cui hanno partecipato le delegazioni di Fi, Lega Nord e Fratelli d'Italia. I tre partiti hanno definito le alleanze per le prossime elezioni (soprattutto le regionali in Calabria e in Emilia) e i candidati: Wanda Ferro e Alan Fabbri. Chi vuole si può accodare: scelta di chi sa che (di solito) non s’accoda nessuno.
Sempre a Roma, ma in altra sede si sono incontrati Cesa e Quagliariello, Udc e Ncd, per decidere come procedere verso un unico partito dei moderati italiani: subito gruppi comuni alla Camera e al Senato. Subito unica lista in Calabria, Emilia e in altri posti dove si voterà. Deroghe, nessuna.
Nei giorni scorsi Berlusconi aveva definito Alfano traditore. Una durezza forse dovuta dagli ultimi sondaggi che danno Fi sotto il 15%: l’ombra vaga di un tempo e molti non vogliono restare schiacciati sotto le macerie dell’ex impero che crolla.
Alfano ha contrattaccato nel giorno in cui Vladimir Luxuria ha raccontato alla radio della sua lunga cena in casa Berlusconi. Delle aperture del Cavaliere (ex) alle unioni gay. Delle contrapposizioni violente della signora Pascale, la fidanzata di B., che avrebbe tuonato: “Se Fi si allea col Ncd anche solo a Canicattì me ne vado io”.
Dietro il colore c’è la convinzione pesante espressa da Alfano: "E' finito un ciclo, Berlusconi non vuole più vincere, Fi è ormai una ridotta che alleandosi con le ali estreme punta ad un 9-10%. Perciò tocca a noi riunificare le forze moderate nel nome del Ppe”. Insomma, della potentissima armata del Cdx restano solo l’alleanza di Fi condizionata dalla Lega e, dall’altra parte, il (problematico) tentativo di riunificare il moderatismo italiano in un nuovo Cdx essendo B ormai marginale.
In Calabria le conseguenze della rottura saranno vaste e immediate. Che la candidatura di Wanda Ferro venga annunciata ufficialmente (nonostante fosse già arcinota) alla fine di una riunione con la Lega Nord e Fi (FdI ha detto ok, ma riservandosi una verifica) rischia di stritolare e isolare ancor di più l’ex presidente della Provincia di Catanzaro. Ieri in una prima riunione svoltasi a Catanzaro sulla strategia elettorale, la Ferro s’è ritrovata soltanto con FdI e una serie di sigle (non molto conosciute) in assenza di Udc e Ncd.
Per Mario Oliverio e il Csx calabrese gli scenari romani sono tutto grasso che cola. Ma anche nel Csx vi saranno problemi. E’ difficile immaginare che Udc e Ncd si siano lanciati nel progetto della ricomposizione del Cdx senza alcuna copertura del Governo. In Calabria è cresciuto il dissenso di Pd e suoi alleati storici verso eventuali liste dei partiti ex alleati di Scopelliti nell'alleanza di Csx.
Le difficoltà sono obiettive. Scopelliti continua a far parte del Ncd pur essendo feroce il suo scontro con Gentile e il Ncd farà la lista con l’Udc. Né Scopelliti pare avere alcuna intenzione di andarsene (e poi, dove?). Roma imporrà al Csx alleanze con tutta l’area che sostiene il Governo Renzi? E il Pd e il Csx calabresi come reagiranno se dovesse capitare? Insomma, la rottura del Cdx sembra riaprire problemi e difficoltà che tutti in Calabria pensavano di avere alle spalle.