di ALDO VARANO - Mario Oliverio, ma questa è una notizia che i nostri lettori conoscono da settimane, ha stravinto. La sua vittoria, ampiezza e limiti, erano scritti nel contesto in cui s’è svolto il voto.
Ma è accaduta anche un’altra cosa: che la Calabria, per la prima volta nella storia d’Italia, è il luogo politico da dov’è possibile scorgere in controluce il possibile futuro politico del paese. Una Calabria laboratorio.
UNO. Cominciamo dall’astensionismo, al netto dalla componente di modernità che pure possiede. I commentatori giudicano l’astensione in Emilia più drammatica di quella calabrese. E’ vero che il dato assoluto in apparenza lì è peggiore. Ma quello reale è più devastante qui e allude a un processo più profondo di disaffezione. In Emilia l’astensione è stata drogata da indagini giudiziarie su ruberie dei politici regionali. E’ astensione che va valutarla insieme all’exploit di Salvini che doppia Fi e viene scelto come ricettacolo di sdegno e protesta. Astensione e successo della Lega sono, quindi, figli della stessa (irreversibile?) ondata. In Calabria il voto non è stato turbato da elementi estranei. Eppure votano meno persone delle europee. Ma sei mesi fa c’erano pochissimi candidati privi di appeal elettorale, mentre questa volta c’erano centinaia di cercatori di voti. Non serve la sfera per capire che è più massiccia e pericolosa la disaffezione dal voto calabrese. Segnala un attacco alla solidità della democrazia. Gioca la crisi sociale ma scava anche la convinzione che la politica non sia più una soluzione per la vita delle persone. E’ fenomeno peggiore di un’onda emotiva. Più diffuso e pericoloso. Le centrali nazionali dei partiti dovrebbero preoccuparsi parecchio. Renzi dice che tutti dovrebbero farlo e ha ragione. Ma è anche vero che è lui il leader del maggior partito del paese e il capo del governo. Insomma il voto parla prima di tutto a lui e al suo governo.
DUE. Il voto calabrese come in laboratorio racconta il travaglio del Cdx. Chiunque non sia fazioso o direttamente interessato sa che lo sconquasso del Cdx ha una data precisa: politiche del 2013 quando nonostante (o a causa?) di Berlusconi perse 12 mln di voti. Chi in Calabria ha tenuto fermo questo punto non ha faticato a capire cosa sarebbe accaduto, con buona pace di chi scambia le analisi con gli spot pubblicitari. Il voto calabrese, ora, mostra tre punti nuovi: (a) il vecchio Cdx è ormai in crisi irreversibile; (b) le forze che lo costituivano sono diventate tra loro incompatibili e soprattutto non si sommano; (c) si profila per la prima volta col successo Ncd-Udc, un’ipotesi di ricomposizione moderata del Cdx nettamente alternativa alla Lega e guardinga col berlusconismo i cui residui, tra l’altro, continuano a essere allo sbando. Gli elettori (loro prima dei politici) di Cdx non sono spariti. Ma non riescono a stare nello stesso posto. Se si confronta il voto calabrese europeo di sei mesi fa col regionale si verifica che quella parte di Cdx è rimasta inchiodata. Fi e Fdi avevano allora il 23,23; la Ferro raccoglie il 23,82. E’ un miracolo, come ha sottolineato lei stessa. Sarebbe dovuta andare molto peggio. La sostanziale tenuta esprime il valore aggiunto (molto alto) della sua candidatura anche se resta un mistero perché abbia accettato una corsa a tragitto predefinito con un autobus destinato alla fine delle corse.
TRE. Alleanza popolare (Ncd e Udc) è invece la sorpresa che dalla Calabria parla al resto del paese. (Non viene qui affrontato il paradosso per cui Ncd-Udc, frantumando l’opposizione, aiuta la Calabria e Oliverio). Alle europee raggiunse l’11,42. Ora, senza Scopelliti allora ancora candidato credibile, perde solo il 2,7 raggiungendo l’8,71. Fragile, certo. Forse un’ombra scespiriana che sopravvive un attimo fuggente al fenomeno che l’ha provocata priva di dissolversi. Ma quella fragilità verrà giocata come possibilità politica di un Cdx capace di affermarsi senza pulsioni populiste e avventurose. Difficile stabilire se avrà successo. Certamente, al momento blocca il progetto Salvini. Per il Mezzogiorno e la Calabria è una buona notizia.
QUATTRO. Il M5S è l’altro elemento da laboratorio qui visibile meglio che altrove. Non conta il voto assoluto di Grillo e dell’avvocato Cantelmi. Conta la sequenza che rivela un rapido venir meno del fenomeno. In Italia, suggerisce il voto calabrese il M5S, da problema politico di avvia a diventare problema tecnico in dissolvenza.