di ANTONIO CALABRÒ - Inutile scandalizzarsi più di tanto: le rinunce ai diritti, ultima in evidenza quella al voto, è iniziata già da tempo. Non ve ne eravate accorti, politici che sembrate i meravigliati della grotta di Betlemme ? Fingete, certo che fingete. Lo sapevate già. Tra tutte le rinunce, questa del voto è certamente quella più significativa e rumorosa, ma, in fondo, per un certo tipo di politica, non ha neanche un valore tanto importante. Anzi, conviene.
La gente non vota perché non si riconosce. Rinuncia ad un diritto inalienabile. Rassegnata, piegata sulle problematiche economiche diventate addirittura esistenziali, incapace di qualsiasi slancio creativo o passionale, buona solo per sbuffare e maledire e poi piegarsi sotto la sferza della fatica, ubriacata da modelli di perfezione – mai esistita tra il genere umano – incapace di comprendere il potere delle urne elettorali, non si riconosce in nessuno. Neanche allo specchio. L’italiano, e il calabrese, è un maschera incomprensibile. Una macchietta, a volte, un satiro grottesco, altre, un disperato senza lumi al suo fianco, sempre. Rinuncia al voto, per protestare. Lotta, senza lottare.
La rinunce sono iniziate da un pezzo. Da quando l’edonismo ha preso il sopravvento. Rinunci al tuo tempo libero per lavorare, perché i soldi valgono più del tuo tempo libero. Perché devi avere tre televisori in casa, quattro cellulari, due auto, i vestiti di marca, la serata nei locali. Accetti lo straordinario, un centone fa sempre bene, vero? Accetti una cosa, ne perdi un’altra.
Rinunci a perdere il tuo tempo dietro libri, o film , o musica. Rinunci ad andare a correre, a nuotare, a stare con gli amici, a giocare con i bambini. Devi lavorare, far cassa. I conti non tornano mai, c’è il mutuo da pagare, la chitarra elettrica per il piccolo, l’auto nuova per il grande, i nuovi vestiti per il matrimonio della cugina, devi pagare le tasse, l’acqua, la luce, il gas, le assicurazioni, la rata per il Folletto, la rata per la finanziaria che hai contratto quando sei andato in crociera. A queste cose non puoi rinunciare, altrimenti ti pignorano pure il bidet. Così rinunci ad altro.
Rinunci alle ferie, diritto per legge irrinunciabile. Così le rinvii. Ci sono aziende costrette a mettere i lavoratori in ferie forzate. Statevi a casa, altrimenti ci multano. Ma noi vogliamo lavorare ancora, protestano quelli. Non si può. Rinunciano all’onestà, rinunciano all’amore per la vita, rinunciano a quella voglia di ribellarsi ad un sistema iniquo e sbilenco. Abbiamo famiglia, noi.
Rinunci a vivere in città serene, ad avere asili nidi per i bambini, assistenza per i malati, rinunci al tuo sacrosanto diritto di viaggiare comodamente, rinunci a fraternizzare con gli stranieri, rinunci ad accettare i diritti per tutti. Ti trinceri, ti isoli, diventi l’isola a parte. I sudisti rinunciano al sud e s’iscrivono alla lega, i nordisti al nord e fanno affari con le cosche del sud. I politici rinunciano alla politica e scelgono la televisione, i rivoluzionari d’operetta rinunciano alla rivoluzione proclamata e fanno bave sul web.
Stiamo rinunciando all’umanità, sempre di più ogni giorno che passa, e ci sorprendiamo se poi si registrano astensioni tanto alte quando è il momento di esercitare il diritto fondante la democrazia. Forse perché non ci sono più posti di lavoro in ballo. Forse perché non ci sono più pensioni d’invalidità fasulle, comunità montane a livello del mare, concorsi da portacarte negli uffici con i computer perennemente accesi sul solitario. Forse perché la politica adesso non è più quel vantaggio economico che è stato per decenni. Forse per questo, forse per altro. Ma non parlatemi di maturità del popolo. Questo è il trionfo del complesso di Edipo non risolto. Tutti offesi con l’autorità che non concede più i biscottini col miele. Lo Stato-padre inaccettabile per dei figli ribelli e abituati a farsi esclusivamente gli affari propri.
Altro che protesta. Il non voto è una manna dal cielo per chi possiede il potere. La possibilità l’avete, voi non la usate, dicono i padroni del vapore. C’è il medico, ci sono le medicine, anche se non molti forti, voi non le usate.
Cittadini, la cittadinanza sta crepando, ma è anche colpa vostra. Curatevi, al posto di blaterare.