di MASSIMO ACQUARO -
L’autorottamazione di Enrico Letta ha lasciato tutti a bocca aperta. L’ex premier lo ha annunciato in diretta televisiva come si usa fare adesso dopo averne dato comunicazione al solo Capo dello Stato. L’ex enfant prodige della DC prima e del PD dopo sbatte la porta, lascia il Parlamento e si mette a fondare una scuola politica tra l’Italia e Parigi. Il tutto a “soli” 48 anni che per il Jurassic Park della politica italiana equivale ad un piccolo bebè pieno di ambizioni.
Vedremo come andrà a finire e se questa uscita dalla porta principale della politica non comporti un ritorno tra qualche anno come salvatore della patria se e quando il planisfero con cui giocherella Renzi dovesse cadere ed andare in pezzi.
In contemporanea a Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti, poco più anziano di Letta junior, compie un tragitto del tutto opposto. Lascia il bueno ritiro dove la magistratura reggina (con la condanna) e gli elettori (con la mancata elezione al parlamento europeo) lo avevano collocato e torna nel circo della politica calabrese. Qualcuno potrebbe malignare che mentre Enrico Letta ha un mestiere con cui è in grado di campare e bene (ha detto che non percepirà neanche la pensione per 13 anni da parlamentare), l’ex sindaco ed ex governatore è, come dire, meno eclettico e alla politica deve guardare per forza per i prossimi 20/25 anni di attività.
Il fatto è che l’accelerazione generazionale che Renzi ed i suoi hanno impresso alle carriere politiche ha mandato in fumo le ambizioni di molti cinquantenni e sessantenni che si erano tirati i conti che prima o poi sarebbe toccato a loro. Lo stesso Letta è l’esempio lampante di questo destino e la medesima cosa potrebbe dirsi per Fassina, Cuperlo, D’attore che certo combattono una lotta titanica per salvare la democrazia italiana dall’orrendo Italcum, ma soprattutto hanno di fronte il baratro delle prossime elezioni, quando Renzi li farà a fettine e li manderà (forse) a cercare voti in fondo alle cinquine del nuovo sistema elettorale. Loro, e non solo loro, sanno bene che non saranno tra i 100 unti dal Signore che Renzi porterà alla Camera se la legge elettorale passa così e, quindi, la loro guerra è (anche) per sopravvivere all’imminente prepensionamento.
Sarà un caso ma l’INPS ha appena proposto di ammettere ad un sostegno economico tutti gli over 55 senza reddito: ormai sono il nuovo limite dell’emarginazione sociale e del precariato.
In tutto questo Scopelliti immagina di costruire un Fort Alamo in cui barricarsi con gli ultimi fedelissimi in attesa dell’ormai imminente dissoluzione del centro destra calabrese e italiano. Tutti prevedono che, per ragioni diverse, Alfano e Berlusconi saranno fatti a pezzi nelle elezioni regionali di maggio e l’ex golden boy della destra calabrese si attesta a testuggine in attesa che tutto crolli intorno a lui per poi tentare una nuova scalata. Ne frattempo però anche per lui si avvicinerà la soglia dei 50 anni che ormai hanno il suono di un campanello di allarme per chi ha ambizioni politiche; ma si sa la Calabria fa storia a sé e tra poco più di un mese sarà l’unica regione italiana ad essere governata da un non-renziano, una specie praticamente estinta dappertutto. Ma si sa noi calabresi siamo dei veri dritti e se Renzi casca saremo in prima fila. Se casca.