di RICCARDO TRIPEPI -
Si gioca molto il centrodestra calabrese nel prossimo mese. In cantiere le imminenti elezioni amministrative, la rifondazione che Berlusconi ha già annunciato e la patata bollente del referendum sullo Statuto.
La coordinatrice regionale Santelli è uscita allo scoperto proprio alla vigilia del voto per dare anche una sferzata alla campagna elettorale e ha annunciato di avere in mano le sette firme dei consiglieri regionali necessarie per avviare l’iter referendario. Non hanno firmato, in buona sostanza, i tre consiglieri di Ncd e Giuseppe Graziano della Casa delle libertà. Per miracolo, insomma, si è raggiunto il limite minimo per portare la Calabria al referendum. Né è pensabile che cambi qualcosa nei prossimi giorni come aveva lasciato intravedere la dichiarazione della pasionaria che aveva auspicato un allargamento del consenso.
Ci ha pensato il senatore Giovanni Bilardi a stroncare qualunque ulteriore tentativo di coinvolgimento degli alfaniani. «Riteniamo sbagliato far spendere soldi ai calabresi su una materia a cui sono francamente disinteressati e con il solo scopo di fare ostruzionismo. Non è così, a nostro avviso, che si fa opposizione. Se gli amici della minoranza ritengono che le modifiche apportate allo Statuto possano essere incostituzionali inviino una nota dettagliata e motivata al Ministero delle Regioni chiedendo l’impugnativa. Il nostro scopo non è quello di impedire ad Oliverio di governare ma di verificare la sua capacità di governo. La vicenda Fincalabra dimostra, peraltro, che, al di là delle dichiarazioni belliche, esistono indubbie convergenze tra la maggioranza e i vertici di Forza Italia ammantate da procedure volontariamente rese difficili. La nostra forza - prosegue Bilardi - è la trasparenza. Ma anche l’autonomia che ci porta a non firmare la richiesta di un referendum inutile e a ricordare che siamo un partito che, attraverso i suoi organi ministeriali, ha senso di onestà e di lealtà e che nessuna forza politica locale può pensare di sottovalutare».
Al vetriolo la replica che Forza Italia ha affidato al vice coordinatore Wanda Ferro. «Sono costretta a restituire al mittente l’invito del senatore Bilardi di inviare una nota dettagliata e motivata al Ministero delle Regioni chiedendo l’impugnativa della legge di revisione statutaria davanti alla Corte Costituzionale. Il senatore evidentemente ignora che il Consiglio dei ministri, nella seduta del 29 aprile 2015, ha deciso di non impugnare davanti alla Consulta la legge di revisione statutaria voluta dal presidente Oliverio e non si può certo sostenere che la mancata impugnazione da parte del governo Renzi costituisca garanzia di legittimità: basti pensare alla decisione del Tar Calabria di rinviare all’esame della Consulta, rilevandone profili di incostituzionalità, la nuova legge elettorale calabrese, che lo stesso governo Renzi non aveva impugnato.
Sbaglia il senatore Bilardi là dove afferma che il referendum avrebbe il solo scopo di fare ostruzionismo: non è certo Forza Italia che ostacola o rallenta l’attività di governo del governatore Oliverio. Inoltre non credo, come sostiene il senatore, che il tema oggetto del referendum non interessi i calabresi, che invece comprendono perfettamente che restituire loro l’ultima parola sullo statuto della regione non costituisce uno spreco di denaro, ma un diritto sancito dall’articolo 123 della Costituzione, in una materia che ha grande rilevanza per le sorti della Calabria e per il futuro dei suoi giovani. Semmai proprio le modifiche statutarie introdotte dal presidente Oliverio determineranno maggiori costi che i cittadini calabresi saranno costretti a sopportare».
Lontanissima in Calabria, almeno al momento, la possibilità di riavvicinamento tra azzurri e alfaniani. Almeno fino a quando i partiti manterranno gli attuali vertici, evidentemente incompatibili tra loro.