di RICCARDO TRIPEPI
- Graziano Delrio e Maria Carmela Lanzetta avevano ragione. E con loro i renziani che, fin dal primo momento, hanno bocciato le decisioni di Mario Oliverio in ordine alla scelta degli assessori (De Gaetano su tutti) e del presidente del Consiglio regionale. E i due, insieme agli alleati di corrente, non hanno perso un istante per presentare il conto sui tavoli della dirigenza romana del partito che adesso dovrà, seppur controvoglia, occuparsi della Calabria per evitare che la situazioni degeneri e il partito finisca fuori controllo.
Delrio ha subito azionato i suoi canali e dal gruppo dirigente renziano nazionale (Guerini, Lotti e Boschi) è già arrivato il primo segnale per tramite di Gianluca Callipo che, in poche ore, ha già effettuato due squilli di tromba. Il primo, a caldo, per aprire un scontro frontale con il segretario regionale Ernesto Magorno che aveva chiesto il contributo di tutte le forse sane della società calabrese per rimettere in cammino la Regione.
“Troppo tardi” il commento di Callipo che proprio da Magorno era stato inventato sfidante alle improbe primarie contro Mario Oliverio. Callipo ha poi proseguito nella giornata di oggi dettando, di fatto, l’agenda politica del partito calabrese, considerato che Magorno e Oliverio non hanno ancora deciso che pesci prendere. Il renziano, sempre teleguidato da Roma, ha convocato un’assemblea aperta per martedì all’Hotel Ashley.
«Le vicende regionali che rimbalzano su tutti i media nazionali e la profonda crisi del Pd in Calabria, incapace di dare inequivocabili segnali di cambiamento, impongono un'assunzione di responsabilità a chiunque voglia recuperare l'orgoglio di appartenere a un grande partito progressista e moderno. Ecco perché abbiamo deciso di organizzare un incontro pubblico a Lamezia, martedì 30 giugno, alle ore 18.00, presso l'Hotel Ashley. Una riunione per focalizzare, alla luce di quanto sta accadendo, i temi e le priorità sui quali l'assemblea regionale del Pd, di cui chiediamo l'immediata convocazione, deve essere chiamata a confrontarsi. Ma non tra qualche giorno o qualche settimana. Adesso. Vi aspettiamo».
A Roma, insomma, hanno perso la pazienza e vogliono un’inversione di rotta immediata, già a partire dalla composizione della nuova giunta che Oliverio dovrebbe partorire il 3 luglio, non appena le modifiche allo Statuto regionale entreranno in vigore, considerato che la proposta di referendum ideata dal centrodestra sembra essere ormai naufragata. I renziani saranno duri con Oliverio e Magorno: servono persone autorevoli, specchiate e competenti che dovranno passare dal vaglio della direzione nazionale.
C’è comunque poca fiducia nel fatto di riuscire a riportare a normalità la situazione attraverso i canali tradizionali. Lo scandalo partito con “Erga omnes” è troppo vasto e grave e la minoranza bersaniana calabrese si è dimostrata fin qui troppo ostinata su posizioni di scontro, con il benestare di un Magorno segretario renziano soltanto formalmente. Né è passata inosservata la presenza di Enza Bruno Bossio, Nicola Adamo e Sebi Romeo alla riunione che ieri a Roma ha tenuto la minoranza nazionale del partito.
I renziani, dunque, stanno pensando anche all’ipotesi commissariamento, sulla scorta di quanto avvenuto a Roma dopo l’esplodere di Mafia Capitale, con la nomina di Matteo Orfini commissario del Pd cittadino. Una manovra avvolgente per monitorare le scelte di Oliverio sulla giunta e rimettere ordine in un partito che Magorno non ha evidentemente saputo gestire. Un modo, inoltre, per dare un segnale alla collettività e agli elettori calabresi profondamente indignati per gli sperperi e gli sprechi perpetrati da una classe dirigente ormai sentita lontana e inaffidabile.