Oliverio rompe il giocattolo. La giunta? Tutti via, solo nuovi. Pd? Lotte per un posto in giunta

Oliverio rompe il giocattolo. La giunta? Tutti via, solo nuovi. Pd? Lotte per un posto in giunta

 Oliverio  di ALDO VARANO

- E’ una svolta quella che Mario Oliverio annuncia. In politica fin quando le cose non si realizzano non sono mai certe. Ma per ora, quello di Oliverio, pare un vero e proprio manifesto politico per fare punto e a capo.

L’annuncio viene dal Tgr della Calabria. Le agenzie lo rilanciano interpretandolo come una rottura; anche perché Oliverio va oltre le incertezze ancora nell’aria. Anche su Fb gli stessi segnali e il chiedersi: ma lo farà veramente? Fino all’ironia del vuoi vedere che De Raho (il Procuratore che ha coordinato l’indagine Erga Omnes, ndr) gli ha dato una mano?

Ma cos’ha detto Oliverio?

PRIMO. Ha respinto e attaccato perché strumentali tutte le richieste di dimettersi da Governatore. Si è difeso: "Non capisco dove stanno le ragioni rispetto alla richiesta delle mie dimissioni. Sono stato eletto appena sei mesi fa con un largo consenso e non sono stato nemmeno lambito da questo ciclone giudiziario". E poi ha attaccato: "Non capisco, se non per un fatto strumentale e meschino, chi utilizza una vicenda seria strumentalmente, cercando di sollevare polveroni".

SECONDO. Ma come sarà la Giunta che deve fare? Ci sarà una ripartenza muovendo da un azzeramento del troncone rimasto o un’aggiunta fino a completarlo o un progetto più ambizioso? Il dilemma aperto dallo scatenarsi della tempesta di Erga Omnes. Oliverio pesa le parole una per una: "Nella mia giunta ci saranno forze che non hanno avuto nel passato responsabilità politiche e di governo". Quindi, nessun ex consigliere e/o deputato ma consiglieri neoeletti e/o altre personalità non sperimentate nelle politiche di governo. Il che significa che della nuova giunta non faranno parte né Ciconte, che tra l’altro s’è già dimesso, né Guccione che, come Ciconte, ha occupato in passato posti di rilievo politico. Ma come fare se Guccione non si è dimesso? E il Governatore, gelido come nel pieno inverno della Sila: "I gesti sono sempre riconducibili all'autonomia e alla valutazione dei singoli". Come dire: lui può non dimettersi, io posso dimetterlo.

TERZO. Anche il nodo dei tempi è stato sciolto. "Darò vita ad una nuova Giunta regionale subito dopo l'entrata in vigore delle norme che hanno modificato lo statuto, tra domenica e lunedì. Sarà una giunta di profilo alto e di netta discontinuità col passato". Oliverio qui sembra rovesciare l’accusa che gli è stata rivolta di volere uno Statuto nuovo per curare gli equilibri di potere del suo gruppo. Il Governatore accredita l’idea, invece, che la sua scelta di modificare lo Statuo sia stata necessaria e provvidenziale perché è quella scelta che ora consentirà una giunta di “profilo alto e di netta scontinuità col passato”.

QUARTO. Ma Oliverio tenta anche un rovesciamento del tavolo. E’ come se volesse scrollarsi di dosso il vestito che in questi mesi gli hanno cucito addosso smentendo di essere l’ultimo comunista dell’apparatjik preoccupato di difendere col bilancino gli interessi del Pd (e soprattutto della corrente che Oliverio e Adamo hanno capeggiato).

Va giù duro: "Nel Pd calabrese ci sono forze che continuano ad avere una visione animata da equilibri di potere e da un posto in giunta". E gira il coltello nella piaga del Pd: "All'interno del Pd vedo che ci sono forze che si muovono senza pesare e valutare quello che è il difficile passaggio per la Calabria, non solo per quello che è emerso in questa vicenda giudiziaria, ma anche per la complessità della situazione che non si riesce a percepire. Bisogna chiudere con questa stagione". Un attacco ai renziani? Forse anche questo ma il Governatore sembra rivolgersi all’intero Pd della Calabria.

E tra le righe c’è una richiesta d’aiuto a tutti: attenti le cose sono difficili anche se non si riesce a percepirle in tutta la loro drammaticità. Come dire: date tutti (tutto il Pd? Il Csx? Tutte le forze politiche di buona volontà al di là degli schieramenti?).

Ripetiamolo: in politica conta ciò che sé fatto e non quello che si annuncia. Ma non sarà facile tornare indietro da affermazioni così vincolanti.