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"Il ricordo commosso delle notti passate a suonare nei club di Amburgo."

 Tra le foto promozionali scattate per la EMI Music, per gli esordi dei Beatles, ce n’è una in cui George Harrison ha un occhio normale e uno nero.

Tutti pensarono ad una trovata pubblicitaria dei quattro; ad una sorta di strategia di comunicazione ideata per far colpo. Pensarono.
C’è solo una cosa peggiore che non diventare mai nessuno: quella di essere come Pete Best, uno che ha visto la porta del Paradiso aperta ma che se l’è beccata sul naso mentre cercava di entrare.
A peggiorare le cose, ammesso vi sia un margine di peggioramento, va aggiunto il fatto che il suo sostituto, Ringo Starr, suonava molto peggio di lui, solo che Ringo ha avuto la possibilità di imparare e dividere con i Beatles quella che è stata la più bella rivoluzione musicale del secolo. 
Dopo che Pete Best fu allontanato dalla band ci fu qualcuno che prese le sue difese: un manipolo di ragazzi che manifestò davanti al Cavern Club, storico locale di Liverpool, con cartelli che dicevano “Pete forever, Ringo never” ma anche “Pete is Best”, giocando sul cognome. Best.
E così, al primo concerto al Cavern Club con il nuovo batterista, un fan di Pete si avvicinò a George Harrison mentre scendeva le scale e gli sferrò un pugno in viso.
Pochi giorni dopo i Beatles scattarono la foto per la Emi Music.

Le notti passate a suonare nei club di Amburgo con Pete Best alla batteria ormai erano solo dei ricordi. 

Ricordi di condivisione e fatica, di concerti che duravano una notte intera. Ricordi di quando si divideva il palco con una giovane band di musicisti Italiani e John Lennon scrutava, incantato, Benjamin, che stupiva il pubblico col suo inseparabile violino e la sua voce potente. Era partito con i suoi fratelli in cerca di fortuna da un piccolo paesino della Calabria, Fiumara di Muro. 

Benjamin, Beniamino “Mino” Reitano, era lì, a dividere il palco con quelli che diventeranno i Beatles. Rimane il ricordo dei suoi occhi commossi, ogni qualvolta mi raccontava questa storia aggiungendo sempre nuovi e inediti dettagli, mentre stringeva fra le mani il “coppo” (sacchetto di carta comunemente usato per il pane..NdR) nel quale custodiva il suo fedele violino.