Gioconda3

... una Lex Castricia, che mi permette di navigare nel vasto mare delle opinioni: se una cosa porta un nome inglese, è sbagliata! Fateci caso: Jobs Act, storytelling, spending rewiew, welfare, bitcoin etc. etc. sono tutta una massa di castronerie con il timbro del nome anglosassone.

Cari amici che avete la pazienza di leggermi: il re è nudo!! Capisco che la notizia potrà scioccare tanti europeisti convinti e spesso convincenti, ma la Verità è la Verità, e io mi sono sempre schierato con Gramsci nella sua critica a Pirandello, e al suo mondo relativista. La Realtà esiste. Io esisto, e, udite udite, so come sono fatto! Non sono tutta maschera, anzi lo sono pochissimo, e ho trascorso 53 anni della mia vita a fare sì che la mia parte interiore fosse coincidente (per quanto possibile, e senza ricorrere a chirurgia o a cosmesi) con quella che tutti voi potete vedere. Incapace di simulare, mi sono solo applicato nella dissimulazione, per quello spirito un po’ spartano, e certamente dorico, che mi caratterizza: il fanciullo lacone accarezzava la volpe che stava mangiandogli il fegato (se non la conoscete, andate a leggervi in Plutarco questa storia che spiega tanti aspetti della “calabresità”).

Non tutto è possibile camuffare e distorcere con la sofistica. Il re è nudo, vi dicevo: le strategie dell’Unione Europea non funzionano. Non funzionano proprio! Qui di seguito, tra il serio e il faceto, vi vorrei offrire una antologia delle motivazioni che comprovano la mia affermazione.

  1. Io dovrei avere maggiore coraggio ed espormi maggiormente: quando si inventarono l’Euro, fu tutto un fiorire di articoli e di articolesse che accostavano la nuova mirabolante moneta al denarius in argento di Carlo Magno. Da numismatico mio malgrado, mi corse un brivido lungo le ossa. Ma quale denario? Il denario è stata la morte dell’economia dell’Europa, segnatamente dell’Italia, essendo una moneta tagliata apposta per i Franchi (di stirpe germanica) e per il loro re Carlo Magno. Una moneta per le tasse e per fare crescere solo i tedeschi. Non è un caso che quando i cittadini di Pavia, sede della maggiore zecca franca in Italia, si ribellarono al cosiddetto imperatore, la prima cosa che fecero fu quella di distruggere l’odiata officina monetale. Altro che denario: bisognava fare un nuovo solidus aureo di Costantino, che portò lavoro e ricchezza per tutti, barbari compresi. Non è certo un caso che usiamo ancora la parola “soldi” per indicare la moneta!
  2. Chi si ricorda il vino di Pellaro, oggi solo una rarità per pochi raffinati palati? Chi ha ideato la brillante operazione, finanziandola con bei soldoni, per fare espiantare i vitigni del famoso vino? Ma l’impagabile Unione Europea, che non ha centrato mai una strategia economica, anzi azzeccandole tutte, ma solo per i contadini e gli imprenditori del noto club anglo-franco-tedesco.
  3. Io ho un semplice trucco, una Lex Castricia, che mi permette di navigare nel vasto mare delle opinioni: se una cosa porta un nome inglese, è sbagliata! Fateci caso: Jobs Act, storytelling, spending rewiew, welfare, bitcoin etc. etc. sono tutta una massa di castronerie con il timbro del nome anglosassone. Se li conosci, li eviti! Scherzi a parte, questa affermazione (che potrebbe sembrare ai tanti “Americani di Calabria” che vivono qui da noi una vera e propria bestemmia, una autentica eresia) ha una sua base scientifica: da più di trentacinque anni tutti gli articoli scientifici e tutti i saggi di numismatica scritti da studiosi di lingua inglese sono immancabilmente ERRATI, sbagliati a monte e a valle, incapaci di reggere a un esame, anche solo a lume di logica aristotelica. Se sbagliano tutte le teorie di numismatica, mi sono chiesto (e non scherzo!), perché dovrebbero avere ragione nel resto dello scibile umano? Pensateci: esercitate il vostro spirito critico, e poi fatemi sapere …
  4. Da ultimo, vi devo confessare di assumere giornalmente una pillola per la pressione (ci sarebbe la privacy, ma è un concetto anglosassone, e perciò sbagliato, secondo la summenzionata Lex Castricia), ma vi devo spiegare anche il perché. Tutto è cominciato nell’annus horribilis in cui mi sono lasciato convincere a partecipare a un bando europeo per realizzare una mostra sulla Zecca di Rhegion. Mai l’avessi fatto: ho capito da questa esperienza che i Bandi Europei sono il frutto delle più perverse menti barbariche. Se chiedi soldi per comprare un panino, devi giustificare questa richiesta con tutta una serie di documentazioni che servono solo a scoraggiarti. Ma il guaio maggiore è quando i soldi te li danno, perché inizia una corsa contro il tempo (deadline: ricordate la Lex Castricia?), una corsa a ostacoli cervellotici e costruiti apposta solo per farti male. Hai voluto i soldi dell’Europa franco-germanica? Ora pagane il fio! A parte questo, sia detto per inciso, non ho mai capito perché noi ricercatori dobbiamo fare salti mortali, mentali e di fantasia, per poter concorrere a bandi creati su specifiche inventate da dadaisti,  cubisti, o, meglio, da membri della pop art (L.C.). Facciamo un esempio: io vorrei fare una ricerca archeometrica sui Bronzi di Riace, ma non posso chiedere i soldi per compierla. Nossignori: devo aspettare un bando di Cultural Heritage (vedi sempre la L.C.) e poi cercare di trovare punti di contatto per poter partecipare. È la follia barbarica! Amici miei, quanti di voi pensano che Leonardo da Vinci avrebbe potuto realizzare la Gioconda partecipando a un Bando europeo? Ve lo immaginate alle prese con l’application form (Lex Castricia: è inglese, è una castroneria)? Secondo voi, dopo quanto tempo avrebbe inventato un’arma mirabolante per distruggere tutti i burocrati di Bruxelles?