"Per la nostra rubrica sulle letture, una delicata recensione dei libri di Niccolò Ammaniti"
Ricordo il primo libro che lessi di Ammaniti, lo trovai nella libreria di mia zia per caso, a prendere polvere in mezzo ai gialli e ai romanzi romantici.
“Come Dio comanda” sussurrai.
Appartengo a quella scuola di pensiero dove il titolo decide le sorti del libro e sapete una cosa?
Mi innamorai di quel titolo.
Prepotente, presuntuoso, deciso.
Iniziai a leggerlo poche ore poco, sprofondando in un mondo letterario del tutto nuovo, un mondo dove ti salvi da solo, dove i buoni non hanno la meglio sui cattivi, la realtà di una periferia abbandonata a se stessa.
Frasi come “Dio si accanisce sui più deboli. Tu sei medico e questo lo devi sapere. È importante, Enrico. Il male è attratto dai più poveri e dai più deboli. Quando Dio colpisce, colpisce il più debole.”.
Un pugno nello stomaco.
Si, il titolo non aveva tradito le aspettative, un romanzo intriso di dolore, di rabbia, di paura.
E il finale? C'è il lieto fine?
No, Ammaniti difficilmente ti regala il lieto fine.
Provai a cercarlo in altri suoi libri.
Il successivo fu “ti prendo e ti porto via” e sembra sia cambiato qualcosa: troviamo una sorta di raffinatezza, quasi dolcezza in alcuni paragrafi.
Un racconto lungo dove però non mancano sentimenti forte come l'amore che strugge l'anima o la tristezza del ragazzo bocciato a scuola in quelli che sembrano capitoli sconnessi ma che trovano il loro senso, la sua giustificazione, alla fine, quando il gomitolo è stato sciolto e tutto acquista un senso completo.
Con un finale che lascia l'amaro in bocca, anche per chi conosce questo scrittore a volte un po' triste e a volte un po' horror.
Nei suoi libri “il momento è delicato” e “Fango” vediamo una raccolta di racconti cortissimi da leggere mentre aspetti l'autobus o durante la pausa pranzo.
Delle storie particolari e diversissime tra di loro, alcune con caratteri splatter ( sangue e organi distrutti ) e altre con un carattere così ironico da poter essere usate come barzellette.
Ma il libro che piu' lo ha consacrato alla letteratura contemporanea è sicuramente “io non ho paura”.
Un pieno schiaffo in volto: quel bambino che scopre accidentalmente un suo coetaneo rapito e rinchiuso, l'amicizia che si crea, i turbamenti.
“Piantala con questi mostri, Michele. I mostri non esistono. I fantasmi, i lupi mannari, le streghe sono fesserie inventate per mettere paura ai creduloni come te. Devi avere paura degli uomini, non dei mostri.” e lì capisci il monito che fa da titolo, capisci e ti rattristi perchè c'è da avere paura.
Una narrazione che si scontra con la cronaca di tempi passati e presenti.
Un racconto che sembra avere il destino segnato, un finale prevedibile e doloroso.
E invece no, il miracolo: il ragazzino che viene salvato dal bambino, l'istinto del fare la cosa giusta che prevale sulla famiglia.
Un dono di Ammaniti che ha sempre dimostrato, negli altri libri, una predisposizione per le conclusioni tragiche, splatter, reali e senza alcun sorriso sul volto dei protagonisti.
Come lui comanda.