Con l’arrivo della primavera per molte classi delle scuole, in particolare medie e superiori, sono iniziate le partenze per il classico viaggio d’istruzione. Ci riferiamo alle gite scolastiche di più giorni, il viaggio d’istruzione per eccellenza che gli studenti ricorderanno per sempre nella loro vita.
Il viaggio d’istruzione non è solo una opportunità di divertimento, ma è soprattutto una tappa importante per la maturazione e la crescita degli alunni. Ed è per questo che organizzare un viaggio d’istruzione e scegliere la meta non è mai semplice.
Il problema, per gli scolari di oggi, è che se ne fanno sempre meno. Le gite scolastiche, anche per le scuole reggine e calabresi, stanno diventando merce rara. La conferma giunge anche dal sondaggio, edizione 2024, effettuato da Skuola.net secondo il quale per 1 studente su 2, anche quest’anno il viaggio di istruzione con pernotto fuori probabilmente resterà un miraggio.
Al 31% di loro la scuola ha già comunicato che non si partirà, l’8% rinuncerà a titolo personale (per sua scelta o della famiglia), il 12% è in attesa di capire cosa accadrà con poche speranze residue visto che siamo già alla fine del mese. E, tra questi, una quota consistente – circa 1 su 4 – probabilmente non farà neanche la meno impegnativa escursione dalla mattina alla sera. Una situazione, questa, del tutto simile a quella rilevata l’anno scorso.
E chi non parte? Il 46% ha dovuto rinunciare a malincuore al viaggio. I motivi? Il fattore docenti è ancora quello predominante: in 4 caso su 10 sono proprio i prof a far saltare la gita, rifiutandosi di accompagnare le classi. Nel 17% dei casi ci sono questioni disciplinari alla base dello stop delle partenze. I motivi economici si aggiungono, poi, a quelli legati alle paure del terrorismo. Per una fetta consistente di loro (il 12%) la rinuncia è dovuta alle difficoltà economiche della famiglia, che non può permettersi di pagare la quota. Caro–prezzi che, in qualche modo, ha condizionato anche quel 7% che, pur in presenza di una proposta di viaggio da parte della sua scuola, non parte perché non si è raggiunto un numero minimo di adesioni.
Come meta principale per le gite scolastiche, si conferma l’Italia, specie alle scuole medie. Complessivamente, il 57% ha puntato una località del nostro Paese (l’80% nel caso delle secondarie inferiori), con le città in cima alle preferenze che sono le città d’arte come Firenze (12%), seguita da Napoli (10%) e Roma (10%). Più giù Palermo (6%), Torino e Trieste (entrambe al 5%). Le gite all’estero comunque rimangono una valida alternativa: il 43% degli studenti, infatti, organizzerà una visita nelle capitali europee con Berlino, Londra, Praga, Atene, Vienna e Budapest in cima alle preferenze al 6%. A seguire Madrid, Barcellona e Amsterdam (4%).
Cosa ha portato alla scelta finale della meta? Nel 67% dei casi è stato l’interesse culturale del posto. Ma il 22% ha preferito puntare sulle città più economiche. I viaggi di istruzione di oggi sono corti, per lo più in Italia, e con mezzi di trasporto quanto più economici possibili. Per quasi la metà dei partecipanti (46%), la gita non si prolungherà oltre i tre giorni. Poco più di 1 su 5 potrà allungare la permanenza fuori fino a quattro giorni. Solo 1 su 3 riuscirà a prolungarla dai cinque giorni in su. Nel 2023 solo il 48% degli studenti delle scuole secondarie è riuscito a intraprendere un viaggio di istruzione da uno o più giorni fuori casa. Tutto questo si tramuta in un budget totale che varia tra i 200 e i 600 euro. I consigli di istituto devono quindi tenere conto dei costi, al momento della scelta degli itinerari. Quest’anno inoltre è stato possibile chiedere il bonus fino a 150 euro messo a disposizione dal ministero dell’istruzione per le famiglie meno abbienti con un reddito Isee inferiore ai 5mila euro. Complessivamente, il ministero ha messo a disposizione 50 milioni di euro. Non appena la scuola saprà quanti bonus ha ricevuto e per quali studenti, potrà poi ricalcolare la spesa della gita per ogni ragazzo che ha diritto al buono.
Anche quest’anno i paesi italiani si confermano nuove mete del turismo culturale scolastico. Infatti, oltre alle città d’arte più importanti, sono proposte come mete di gite anche i centri abitati più piccoli, pensiamo ai borghi italiani che rappresentano una grande risorsa culturale ed economica per il paese da cui partire per innovare e creare comunità resilienti e partecipate e orientare il turismo culturale scolastico non solo verso le destinazioni tradizionali.
Ormai da anni non si riesce ad invertire la tendenza che costantemente vede la Calabria quasi mai indicata come meta principale di un viaggio d’istruzione con pernottamento . Poche sono infatti, le scolaresche del nord che visitano i nostri luoghi pur ricchi di storia, e quant’altro. La nostra regione viene, di fatto, baipassata. Ma ancor più stupefacente è verificare che gli studenti calabresi sconoscono per la maggior parte di loro la Calabria nel suo vasto variegato patrimonio, naturale, storico, architettonico.
Le istituzioni scolastiche della regione dovrebbero favorire sempre più gite e viaggi d’istruzione nelle varie località calabresi. In tal senso, può venire incontro una legge regionale più puntuale e direi più rigorosa in termini di vincoli, per l’erogazione del supporto finanziario a favore di quelle scuole che inseriscono nei loro programmi attività mirate o scambi culturali all’interno della regione e si impegnino a restituire in termini di elaborazione culturale il frutto dell’esperienza realizzata.
Credo che anche la datata legge regionale sulla incentivazione del turismo montano, che ripropone anche per l’anno in corso il suo sostegno economico (317.000 euro per le richieste di 88 istituti calabresi e 28 provenienti da altre regioni) alle scuole di ogni ordine e grado, vada ampliata al resto del territorio calabrese e rivisitata anche in questa ottica. Una normativa premiale in questo senso potrà essere vincolata, per esempio, alla validità di una ricerca, di una significativa testimonianza di impegno presentata dalle scuole e che si intende realizzare in quella determinata parte del territorio.
Dobbiamo, quindi, avere il coraggio di dare al turismo scolastico un senso più profondo e strutturato. Ma bisogna avere anche un altro coraggio: certificare la validità delle gite scolastiche. Ci deve essere, in pratica, un soggetto terzo che dica se ci sia un rapporto positivo o meno tra il modello di un gita e la finalità che si vogliono perseguire. Ciò vuol dire, ovviamente, anche togliere dal circuito delle proposte di viaggio quegli itinerari che non raggiungono certi livelli qualitativi di educazione. Ma anche la volontà istituzionale di motivare e incentivare i docenti con la reintroduzione dell’indennità di missione e lo sgravio delle responsabilità, invitandoli allo stesso tempo a conoscere prima di tutto la propria regione di residenza e poi l’Italia.
Se i giorni della gita sono una parentesi senza collegamenti con la didattica in classe, ovunque si vada ha poco senso. Se invece si crea un’aspettativa attraverso attività di preparazione e poi si pone un obiettivo, una attività da svolgere durante e dopo il viaggio, allora c’è un significato che può unire i ragazzi, oltre al fatto buono e giusto di socializzare e divertirsi.
*già ispettore tecnico USR Calabria