In Italia le imprese confiscate sono 1.707 e i beni immobili 11.237. Oltre la metà è concentrata in Sicilia (36,5%) e Campania (20,3%), ma anche nel Nord vi è una presenza significativa. Commercio, costruzioni, turismo ed attività low tech e no-export oriented i settori maggiormente interessati. È quanto emerge dal Rapporto ''Le aziende sequestrate alla criminalità organizzata. Valore, limiti e problematiche di gestione'' elaborato da Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), centro studi di Intesa Sanpaolo.
Le aziende confiscate alla criminalità organizzata sono presenti in 17 regioni. Il fenomeno è significativo in particolare in 6 regioni: Sicilia, Campania, Lombardia, Calabria, Lazio e Puglia. Oltre la metà delle aziende confiscate, si legge nel Rapporto, è concentrata tra Sicilia (36,47%) e Campania (20,31%). Anche alcune province del Nord (Milano, Lecco, Brescia, Como e Bologna) mostrano un'alta presenza. I dati relativi al 2013 dall'Osservatorio Transcrime indicano che circa il 90% sono in liquidazione o in procedura fallimentare e più di 72mila lavoratori hanno perso il posto di lavoro.
Si tratta in genere di realtà spesso piccole che nel 50% dei casi hanno un capitale medio tra 10 e 20 mila euro, per lo più di società a responsabilità limitata, (srl), e in media con una vita di soli dieci anni tra la costituzione e la confisca di prima istanza, ancora meno quelle oggetto di sequestro e operanti in territori a basso sviluppo.