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Uomo buono con la risata da ragazzino

 “Io non mi arrabbio da moltissimi anni” disse in una recente intervista TV in prossimità del rientro alla conduzione de “L’eredità”, il quiz preserale da lui condotto che ad ottobre dello scorso anno dovette abbandonare per un paio di mesi a seguito di un malore che lo colpì durante la registrazione di una puntata. Quel malore che era il sintomo di guai più seri che lo avrebbero condotto ad una prematura scomparsa.
“Non mi arrabbio” è’ un’affermazione che pochi di noi sarebbero in grado di osservare, convulsi, avviluppati ed ingabbiati in uno stress quotidiano  che ci rende vittime di continui sbalzi d’umore pericolosissimi per la nostra salute, ma questa affermazione, proferita da un uomo che abbiamo imparato a conoscere in oltre 30 anni di attività professionale svolta per lo schermo televisivo risulta quanto mai verosimile ed attendibile: Fabrizio Frizzi,  conduttore che abbiamo visto crucciato ed “indiavolato” soltanto in una sua celebre imitazione del rocker Piero Pelù, era un uomo dal sorriso eterno, sincero e familiare, uomo del quale risultava realmente improbabile immaginarsi una sfuriata nervosa.
L’intrattenimento televisivo non è uno strumento superficiale e marginale, come alcuni potrebbero ritenere, tutt’altro: è un’attività, la più diretta ed immediata, utile a “bypassare” il convulso iter della giornata pesante appena trascorsa, che si distingue nettamente dalle altre attività di “by-pass” per la sua caratteristica di strumento passivo: non occorre  accendere e smanettare un PC od uno smartphone per accedervi: è sufficiente premere il tasto del telecomando del televisore e lasciar parlare ed agire i protagonisti TV, staccando la spina dallo stress e dai pensieri. Ci si avvale, quindi, del supporto di personaggi familiari, cordiali, semplici, che ci accompagnino e distendano  mentre stiamo accendendo i fornelli per preparare la cena: Fabrizio era uno di loro, era uno “di casa”.
In oltre 30 anni di conduzione televisiva, si è sempre contraddistinto per garbo ed eleganza, sin dai tempi delle prime sue trasmissioni televisive ad inizio anni ottanta, riservate al pubblico degli studenti e dei giovani nelle ore del primo pomeriggio.
In una di queste trasmissioni, “Pane e marmellata” in onda su RaiDue alle 16, conobbe la co-conduttrice Rita Dalla Chiesa, di diversi anni più grande di lui, e se ne innamorò: la relazione con una donna matura non suscitò eccessivi acidi pettegolezzi ma più che altro tenerezza, quella tenerezza che infonde l’amore di un uomo buono.
Uomo buono con la risata da ragazzino, quella risata dipinta costantemente sul suo volto, anche quando il peso del sopraggiungere degli anni avrebbe corso il rischio di far sparire.
La Zingara ha sollevato la carta della Luna Nera, Fabrizio, ma la tua espressione non tramuterà, rimarrà comunque quella di una risata da ragazzino.
Il sonno ti sia lieve.