COSENZA, omicidio Bella bella. Patitucci e Porcaro: noi non c’entriamo

COSENZA, omicidio Bella bella. Patitucci e Porcaro: noi non c’entriamo
bellabella  Hanno respinto ogni accusa, negando di aver deliberato la morte di Luca Bruni, alias "Bella bella", figlio del boss Francesco, ucciso a gennaio del 2012 e il cui corpo fu ritrovato il 18 dicembre 2014 grazie alle rivelazioni di due pentiti, Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna.

Sono loro, assieme a Franco Bruzzese, ad aver svelato la partecipazione di Francesco Patitucci e Rosario Porcaro alle riunioni tenute nel 2011 per decretare la morta di Bruni, che avrebbe meritato di morire perché stava per pentirsi, come emergeva da alcune intercettazioni. I due sono finiti in manette giovedì, su ordine della Dda di Catanzaro, e questa mattina sono stati interrogati in carcere a Cosenza.

Patitucci, assistito dagli avvocati Marcello Manna e Laura Gaetano, ha spiegato i rapporti di conoscenza con alcuni dei pentiti che lo hanno tirato in ballo, chiedendo accertamenti circa la possibilità che si sia incontrato con loro nelle date da loro indicate. Sarebbero state sei lei riunioni tra italiani e zingari per decidere di far fuori Bruni, la cui morte sarebbe stata decisa in ultimo, secondo le dichiarazioni di Bruzzese, da Ettore Lanzino, anche se tale circostanza non ha trovato riscontro nelle parole degli altri pentiti.

Patitucci, presunto esponente di spicco del clan Lanzino-Ruà, ha dichiarato che non avrebbe potuto prendere parte a quelle riunioni e che non ne avrebbe avuto l'interesse. Non avrebbe potuto parlare della questione in carcere, ha affermato, in quanto recluso in zone distanti dai suoi accusatori e quindi impossibilitato ad incontrarli, e nemmeno fuori, in quanto, ha affermato, «non c'erano buoni rapporti». Inoltre ha evidenziato le discrepanze nelle versioni dei collaboratori, diverse nei primi interrogatori e combacianti successivamente, «come se si fossero messi d'accordo».

Ha rigettato ogni accusa anche Porcaro, difeso dall'avvocato Luca Acciardi, che si è poi avvalso della facoltà di non rispondere, chiedendo di poter essere sentito dal gip.