L'INTERVISTA. Nicola Irto: "In Calabria ci vuole un progetto politico serio. E basta personalismi"

L'INTERVISTA. Nicola Irto: "In Calabria ci vuole un progetto politico serio. E basta personalismi"

 E’ tornato a Roma il giorno dopo la sconfitta alle regionali, sui banchi del Senato. Un fastidioso mal di schiena ora lo tiene a casa ma intanto ha letto, parlato, ascoltato molto. Nicola Irto, 43 anni, senatore e segretario regionale del PD, appena riconfermato all’inizio dell’estate, consegna le sue prime riflessioni sul voto e sul suo partito con due convinzioni: il campo largo da solo non basta, occorre un progetto politico serio e, soprattutto, nel PD basta con i personalismi. Nessuna polemica esplicita e forte con gli alleati che si sono ritrovati a sostegno di Tridico. Il tradizionale e solito aplomb, insomma, di uno dei piu’ giovani senatori d’Italia, chiamato a maneggiare una nuova sconfitta elettorale (la terza di seguito) alla Regione, alle prese con un partito che da martedì mattina (se non da lunedì notte) si agita e si dimena in analisi e controanalisi sulla bruciante e netta sconfitta. Ma siamo solo all’inizio.

Segretario buongiorno, è passata quasi una settimana dal voto alle Regione. Me la può dare dunque una sua valutazione a mente fredda?
Per il centrosinistra è stata una sconfitta netta. Tuttavia, Pasquale Tridico, a favore del quale come Partito democratico avevamo fatto un passo indietro per garantire l’unità di tutte le forze, ha mantenuto compatta la coalizione, in passato divisa e litigiosa. Ricordo, per esempio, la frattura con i Cinque Stelle quando Pippo Callipo fu candidato presidente e poi quella con De Magistris, quando come centrosinistra si andò a candidare Amalia Bruni.  Allora non ero segretario del Pd e peraltro subii sulla mia pelle gli effetti di quelle tensioni, al punto da dover rinunciare alla candidatura a presidente. Ammessa la sconfitta, devo però dire che, con i suoi superpoteri da commissario, da quattro anni Occhiuto era in campagna elettorale quotidiana: slogan, spot, reel, clic e claque. Si era dimesso ma continuava a governare la Regione. Aveva dunque in mano le leve di comando e aveva dato una narrazione esaltante quanto irreale della propria amministrazione. Partiva da un vantaggio enorme e riguardo alla sfida elettorale aveva scelto il campo, la data e la durata.

Perché secondo lei il cosiddetto “campo largo” che in Calabria siete riusciti a realizzare non ha poi corrisposto in termini di voti alle vostre aspettative?
 - Intanto va detto, in tutta onestà intellettuale, che molte forze politiche del centrosinistra hanno registrato una notevole diminuzione di consensi. È un fatto oggettivo, netto. Devo aggiungere che è stata una campagna elettorale lampo, caratterizzata da un inevitabile e forte disorientamento. Oggi, poi, bisogna misurarsi con l’astensionismo, una costante drammatica delle ultime elezioni. Significa che va alimentata la presenza nei territori e la partecipazione. Vorrei però evidenziare un aspetto. Il centrodestra racconta una Calabria magnifica ma onirica; noi denunciamo ogni giorno i problemi e le ingiustizie dal Pollino allo Stretto. Il punto è che il centrodestra nazionale e quello regionale non stanno dando risposte ai cittadini e, anzi, stanno aumentando i divari tra ricchi e poveri. È su questo argomento che dobbiamo farci sentire meglio e costruire un progetto politico autentico.

Che cosa manca in Calabria per cementare ancor di più l’alleanza di centrosinistra?
- Credo che la campagna elettorale appena terminata abbia mostrato almeno la coesione all’interno del centrosinistra ma non basta questo, bisogna essere percepiti con chiarezza sul che cosa si vuole fare per la Calabria. Con le sue due liste, poi, il Pd ha totalizzato quasi la metà dei voti dell’intera coalizione, che dunque va nel tempo allargata, come indica il risultato delle Regionali calabresi. Oggi occorre in primo luogo capire in profondità quali sono stati i punti deboli e lavorare per rafforzare la coalizione, visto che da soli non possiamo vincere. Insomma, ancora il cammino è lungo: serve presidiare il territorio, parlare con un linguaggio chiaro, costruire credibilità di fronte ai cittadini, entrare nella vita delle comunità locali. Dall’altra parte, le elezioni regionali hanno mostrato che c’è una nuova classe dirigente nel centrosinistra, giovane, dinamica, attenta, autonoma. A partire da molti amministratori, ma anche da donne e uomini che hanno sempre avuto il consenso dei cittadini. Io voglio ringraziare tutti i candidati delle liste, per la battaglia generosa che hanno condotto sino all’ultimo. Che cos’altro abbiamo imparato? Che c’è bisogno di volontà, impegno e umiltà, come pure di superare tentazioni di nomadismo politico, di rinunciare a iniziative di disimpegno strategico, magari studiate per proporre analisi dopo il voto che sanno di incoerenza e di opportunismo.

  Il Pd: il vostro voto come lo giudica? Ma, soprattutto, come radicare davvero il partito in Calabria superando personalismi e altri atteggiamenti non costruttivi?
- Abbiamo continuato ad aprire sezioni e presìdi del partito nei territori. Ma questo non basta e sull’eliminazione dei personalismi è da tempo in atto una riflessione interna che bisogna ulteriormente intensificare. Discuteremo presto nei nostri organismi. Segnalo che, nonostante la sconfitta, ci sono elementi di grande novità negli eletti in Consiglio regionale, con importanti amministratori, i quali hanno dimostrato capacità amministrative e politiche che il voto ha premiato.

  Il futuro: che tipo di opposizione e con chi la farete a Roberto Occhiuto?
 - Anzitutto come Pd e come centrosinistra ci si deve radicare maggiormente nei territori, intercettando e rappresentando i bisogni più sentiti dalle comunità locali, cui dobbiamo essere ancora più vicini. C’è, assieme, l’esigenza di rappresentare un’opposizione ancora più dura e puntuale. Ecco perché ci ritroveremo, all’interno del centrosinistra, per concretizzare questo proposito. Un’opposizione intransigente e costante è fondamentale sia per i cittadini che per chi governa, e non bisogna fare sconti a nessuno. Per il futuro, inoltre, il Pd dovrà essere nelle condizioni di condurre l’intera coalizione verso l’alternativa di governo, anche esprimendo un proprio candidato quale guida unitaria.

   A Tridico che cosa si sente di dire a bocce ferme? Si poteva fare di più e meglio, in campagna elettorale? Lui e voi tutti?
Onestamente non poteva fare di più, dati i tempi strettissimi della campagna elettorale. Tridico non si è risparmiato, ha parlato con onestà e responsabilità, incarnando i valori del centrosinistra unito: giustizia sociale, solidarietà, sostegno dei deboli, sviluppo sostenibile, sanità pubblica e salubrità ambientale. Ha dato una prospettiva ai calabresi e in particolare ai giovani. Forse poteva starci un atteggiamento più aggressivo, ma lui ha voluto marcare la differenza da Occhiuto sulla base dei contenuti. Noi gli siamo stati vicini con affetto, impegno e lealtà. Anche concretamente, e non a parole: compiendo lo sforzo, in condizioni difficili, di presentare ben due liste.

Intervista finita e sul resto delle vicende che stanno animando il mondo politico del centrosinistra o campo largo che sia nessuna risposta a chi fuori dal suo partito ha alzato la voce. ‘’Io sono il segretario regionale del Pd’’, chiude in maniera netta e chiara. Il seguito alle prossime puntate.