La grande sete che ci aspetta

La grande sete che ci aspetta

In questo fine settimana è cambiato il tempo e ci sono già piogge e neve nel nord Italia. Anche in Calabria quell’irreale cielo azzurro per due settimane è andato via. Vediamo se arriva anche da noi la tanto sospirata neve ma la vedo difficile. La settimana appena finita ci ha regalato infatti temperature primaverili ed è stato finora un inverno secco e anche con clima mite in montagna, dall’Alto Adige fino in Sila. In alcuni casi la mimosa dell’8 marzo è già fiorita, con un buon mese d’anticipo.

Non mi azzardo in analisi catastrofiche o meno sull’emergenza climatica non avendo alcuna competenza scientifica ma mi limito solo a segnalare alcuni dati provenienti dalla vicina Spagna.

1) Dalla settimana prossima, niente docce all’allenamento delle bambine: migliaia di famiglie di Barcellona hanno ricevuto dai centri sportivi messaggi di questo tono sui loro telefoni. La Catalogna è cioè entrata ufficialmente in emergenza siccità. Come da anni accade in Andalusia, però mille chilometri più a sud, affacciata sull’Africa. Sono 40 mesi che in Catalogna non piove in maniera importante: più di tre anni. Tra il 1990 e il 2020 a Barcellona pioveva una media di 620 litri per metro quadro all’anno. Ma dall’aprile 2021 la media annuale, calcolata sui 365 giorni anteriori, è precipitata a 410 litri per metro quadro all’anno. Negli ultimi 43 mesi, dal luglio 2020 a oggi, 37 mesi hanno segnato meno precipitazioni della media.

2) Il governo catalano ha formalmente dichiarato l’emergenza in un decreto approvato una settimana fa perché le riserve idriche della regione sono scese sotto il 16%. Nel decreto si limita a 200 litri per abitante al giorno la dotazione d’acqua messa a disposizione dal sistema in 202 comuni più popolati, tra cui Barcellona e Girona. Le misure coinvolgono circa sei milioni di catalani. Analoghe misure prese in Andalusia coinvolgono altri quattro milioni di persone. I cittadini di Barcellona in media utilizzano circa 165 litri a testa al giorno: per ora non noteranno molto la differenza. Ma il presidente catalano Pere Aragonés raccomanda che ogni famiglia comunque si sforzi di non superare i 90 litri.

3) Il problema, come sempre, è che si colpisce in maniera diversa a seconda del livello economico. Annaffiare 100 metri quadrati di giardino può richiedere 400 litri, farsi un bagno fino a 300, per riempire una piscina di una villa ci vogliono 20mila litri. Secondo dati del 2016, tra jacuzzi e piscine, il consumo medio per ospite di un hotel a 5 stelle è di 545 litri al giorno, in uno a 4 stelle di 373 e uno a tre stelle di 232. Non si possono riempire le piscine, neanche quelle degli impianti sportivi: il mondo del turismo è in allarme e camping e resort stanno già pianificando di utilizzare acqua di mare. Inoltre, non si può lavare nessun tipo di veicolo (per farlo si usano fino a 400 litri d’acqua), a meno che non si vada in un centro specializzato con ricircolo d’acqua.

4) Sul verde urbano si dovrà usare esclusivamente acqua non potabile e discorso analogo per la pulizia delle strade. Dall’estate scorsa sono chiuse docce e lavapiedi sulle spiagge, in città così come in tutto la costa catalana. Anche tutte le fontane monumentali, come la famosa «Fonte magica» sul Montjuic di Barcellona, sono chiuse dall’estate scorsa.

5) Le restrizioni più importanti sono quelle all’agricoltura, che utilizza la maggior parte delle risorse idriche: nella fase di emergenza, si dovrà ridurre dell’80% l’irrigazione agricola, del 50% l’uso dell’acqua in agricoltura e del 25% quella per uso industriale. L’emergenza climatica non scomparirà e la siccità di quest’anno non sarà l’ultima. Tutti alzano dunque gli occhi al cielo, sperando che la primavera porti pioggia. E per quest’estate addirittura si parla della possibilità di importare acqua in nave da Marsiglia, Palma o Tarragona.

Conclusione: sarà così anche da noi? Alziamo gli occhi al cielo e speriamo, se non la neve almeno un po’ di pioggia per dare respiro alle falde acquifere.