Eyphemos 65 arresti contro la 'ndrangheta, tra loro il Consigliere regionale (FdI) Domenico Creazzo

Eyphemos 65 arresti contro la 'ndrangheta, tra loro il Consigliere regionale (FdI) Domenico Creazzo

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Sessantacinque mandati di cattura per reati di mafia. E’ il bilancio di “Eyphemos” l’operazione della polizia di Stato scattata stamane contro la ‘ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte.

Pistole, fucili e anche un bazooka. L'ala militare del "locale" di 'ndrangheta di Sant'Eufemia d'Aspromonte, disponeva di armi ad elevato potenziale offensivo, in parte sequestrate nel corso delle indagini, a cui gli indagati facevano riferimento durante i dialoghi intercettati dagli inquirenti. A loro era stata commissionata anche la fabbricazione di un ordigno esplosivo da parte di alcuni esponenti del clan Gallico di Palmi che, sostiene l’accusa, voleva utilizzarlo per distruggere l'abitazione storica loro confiscata destinata ad ospitare la nuova sede del Commissariato di Polizia.

Il sindaco di Sant'Eufemia d'Aspromonte Domenico Creazzo, eletto consigliere regionale alle elezioni dello scorso 26 gennaio con Fratelli d'Italia, è tra gli arrestati chiesti dalla polizia di stato su mandato della Dda di Reggio Calabria. L'accusa per Creazzo è di scambio elettorale politico mafioso. Creazzo al momento è stato posto ai domiciliari. Secondo gli inquirenti, nel coltivare e realizzare il progetto di candidarsi e vincere le elezioni regionali del gennaio 2020, si era rivolto alla ndrangheta, dapprima attraverso il fratello Antonino Creazzo in grado di procacciare voti, in cambio di favori e utilità, grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca Alvaro, e poi direttamente con il fine di sbaragliare gli avversari politici.

La 'ndrangheta, secondo l’accusa, era riuscita a collocare propri membri all'interno dell'amministrazione comunale di Sant'Eufemia d'Aspromonte. Tra gli arrestati figurano il vice sindaco, Cosimo Idà, il Presidente del consiglio comunale, Angelo Alati, un consigliere comunale e un dirigente. Idà sarebbe artefice - secondo gli inquirenti - di diverse affiliazioni che avevano determinato un forte attrito con le altri componenti del "locale" di 'ndrangheta eufemiese e l'alterazione degli equilibri nei rapporti di forza tra le varie fazioni interne all'organizzazione. E' accusato di essere capo, promotore ed organizzatore dell'associazione mafiosa. Alati è ritenuto il "mastro di giornata" della cosca; il responsabile dell'ufficio tecnico comunale, Domenico Luppino, è indicato come referente della cosca in relazione agli appalti pubblici, mentre Domenico Forgione, detto "Dominique", consigliere comunale di minoranza, avrebbe avuto il compito di monitorare gli appalti del Comune per consentire l'infiltrazione da parte delle imprese riconducibili alla cosca eufemiese.

Nell'ambito dell'operazione la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha chiesto l'autorizzazione a procedere all'arresto del senatore Marco Siclari di Forza Italia. "Ancor prima delle ultime elezioni regionali - si legge in una nota della Questura di Reggio Calabria - era emersa l'operativita' della cosca eufemiese" in "vicende squisitamente politiche". Per gli inquirenti, nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018, quando Siclari venne eletto al Senato "veniva raggiunto un accordo illecito funzionale allo scambio di utilita' corrisposte dai candidati con il sostegno offerto dalla famiglia mafiosa".
Nell’operazione è stata coinvolta anche l'Australia, dove è stato individuato un locale di ndrangheta dipendente direttamente dalla 'casa-madre' calabrese degli Alvaro. Altri arresti e perquisizioni sono stati eseguiti questa mattina nelle province di Milano, Bergamo, Novara, Lodi, Pavia, Ancona, Pesaro Urbino e Perugia. Dalle indagini condotte dagli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria e del commissariato di polizia di Palmi (RC) è emerso che gli esponenti di vertice del locale di Sant'Eufemia d'Aspromonte sedevano ai tavoli in cui venivano prese decisioni importanti che riguardavano il locale australiano.

La cosca Alvaro, secondo quanto è emerso da numerose inchieste della Dda di Reggio Calabria, controlla le attività criminali in una vasta area della provincia reggina, comprendente i comuni di Sinopoli, San Procopio, Cosoleto, Delianuova e zone limitrofe. Per 53 delle persone coinvolte è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre le restanti 12 sono ai domiciliari. Sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, vari reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, reati aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la 'ndrangheta, nonché di scambio elettorale politico mafioso. Il personale della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Palmi, con il coordinamento del Servizio centrale operativo, coadiuvato dai Reparti Prevenzione crimine e di varie Squadre mobili del centro e del nord Italia, sta eseguendo anche numerose perquisizioni, con l'impiego di circa seicento agenti.