LA STORIA. Toni RollinSton e il profumo della fragilità

LA STORIA. Toni RollinSton e il profumo della fragilità

frag

Mentre ti restituisco la memoria del tuo racconto, mi correggi: “Preferisco Toni il viandante, barbone non è il termine esatto”. In effetti lui non dorme sotto un portico, una casa da qualche parte ce l’ha. Trascorre le sue giornate pellegrino per le strade della città, fermandosi con chi gli dà retta. Percorre così la vita, senza vincoli, né maschere, mentre i suoi piedi fanno kilometri. E’ un’icona incarnata dell’essere diversamente liberi. Quanti posti ha visitato? Un giorno ti ha raccontato di essere stato trovato sull’autostrada perché voleva andare fino a Roma. Un’altra volta è salito al cimitero e si è addormentato su una tomba. L’ha svegliato una signora che: “si è tantoo spaventata…!” a trovarlo lì.

Ciascuno, nel suo immaginario l’ha definito, giudicato, spesso inchiodandolo ad un ruolo marginale. Toni, invece, appartiene alla storia di una comunità, è un personaggio nell’immaginario collettivo, di quelli che hanno un ruolo in un piccolo centro, come lo sono stati Caramella, Maria e molti altri. Catalizzatori di umori e paure, proiezioni delle nostre ombre e inquietudini. Semplicemente un viandante bonario che ci aiuta a sorridere per un attimo sulle nostre vite organizzate e prigioniere. Conosciuto da tutti, salutato quando si incrocia, difficile dire io non lo conosco. Magari non lo inviti a pranzo. Se lo chiami Toni RollinSton, è felice. Si riconosce in quell’appellativo che ha modificato con il suo slang. Toni il rock lo sente. La musica è sua amica. Se trova qualcuno che suona e gli offre da bere o del fumo, giuro di averlo visto una volta e non smetteva più, lui si siede alla batteria suona da dio.

“Mi raccomandooo, non uscire sola la sera!”, ti dice sorridente, se sei una persona che gli dimostra affetto, gli offri una sigaretta e il tuo tempo.  Nel ricordo, che mi hai donato con leggerezza e che ho colto nella sua profondità mentre prendeva la forma delle parole dette pienamente, forse quel pomeriggio Toni ha vissuto un’esperienza unica. E tu insieme a lui. Tante volte, dal negozio di una via del centro, dove tu lavori, lui passa e saluta. Si trattiene, qualche chiacchera, sa che è bene accetto comunque.  Se c’è gente prosegue, comunque contento del regalo di un sorriso, lungo la strada, la sua seconda madre. Qualche parola in più, se non c’è nessuno, e tu giovane donna, senza filtri, esile e forte, sincera e schietta lo inviti a conversare.

Anche quella sera apre la porta, non ti vede subito. “Toni, entra, sono qui….!”. Così, una parola tira l’altra e si trova seduto sulla poltrona del negozio con un foglio di carta e una penna in mano perché vuole scriverti il suo nome. Una cosa che per tutti facile, per lui non è così scontata. Su quella carta bianca tenta con l’incertezza del bimbo, lentamente, incoraggiato e sostenuto da te, lettera dopo lettera, segno dopo segno, mentre gli scende una goccia di saliva, proprio come i piccoli.

Senza ansia, riporta alla memoria la sua identità, quella che un giorno qualcuno che lo ha messo al mondo, gli ha dato.  Come se fosse in prima elementare a cimentarsi con la scrittura. Con la memoria. Con la vita di un mucchio di anni prima. Chissà com’era da piccolo, quale la sua storia, quali vicende l’hanno reso ciò che oggi lui è.

 Gli altri non lo conoscono o l’hanno dimenticato il suo vero nome. Anche per Toni non è facile ritrovarlo, deve metterci un bel po’ di tempo. Accanto scrive due numeri, 2 e  4, lo fa per ricordare, ti spiega qual è il nome e quale il cognome. Chissà perché proprio il 2 ed il 4. Tu sei lì, quasi accovacciata a terra, che lo guardi sorridendo, dal basso verso l’altro, per non metterlo in imbarazzo. Per dargli fiducia. Che le cose più importanti sono sempre state così. Qualcuno che si abbassa, non giudica,  ti sostiene con lo sguardo, magari fa finta di scrivere per terra mentre l’altro consegna la sua identità e aspetta solo d’essere riconosciuto. Attendi paziente che completi quell’impegno inconsueto per abbracciarlo quando finalmente ti consegna il suo dono. In quel momento non è Toni con quel soprannome con cui gli stolti lo insultano. Quando accade urla, si dispera impotente contro quella somma ingiustizia che non tollera. Non si spiega perché si possa essere così cattivi con chi possiede un cuore e una mente di fanciullo. Non si spiega perché non sono tutti come te.

Adesso è lì che crea ed è ricreato. Il viandante può attendere, adesso è un piccolo principe, seduto sul trono di un negozio del centro, un pomeriggio come tanti. A scrivere quel nome che nessuno conosce in quella piccola città, bastardo posto, direbbe l’amico bolognese a cui piace la musica e la bottiglia, come Toni. Come si chiama veramente? Che importa il nome con cui all’anagrafe è stato registrato. Rivelarlo è svelare un segreto tra Toni RollinSton e la piccola grande donna che se ne frega se l’amico non profuma di colonia e gli cede la poltrona, lo fa sedere al posto d’onore. Bisogna conoscere il profumo della fragilità, averlo annusato bene, lì nascosto tra le pieghe dell’anima, per accogliere chi percorre le strade, beve vino e suona la buona musica. Quel segreto che dice e racconta molto altro, una fatica buona e consolante, tutto in quel piccolo foglio bianco sul quale alla fine dell’impresa è scesa un po’ di saliva. Tu l’hai ripiegato e conservato con cura, per farmelo guardare, come si mostra una perla preziosa.