Ci ha lasciato alcune ore fa Pasquale, per tutti Lino, Versace, professore emerito: non amava i clamori della cronaca, preferiva fare.
Conobbi Lino Versace esattamente cinquanta anni fa in un’aula del Polifunzionale di Arcavacata. Barba lunghissima come i capelli, eskimo con cappuccio alzato nel freddo di un gennaio senza sole. Lui era assistente incaricato, veniva da Napoli dove s’era laureato, io incominciavo la mia gavetta. Mi chiese per prima cosa come me la cavavo con le equazioni differenziali: era un modo con cui intendeva annusarmi e nello stesso tempo delimitare un perimetro.
Eravamo in cinque, accampati in uno spazio ristretto e da lì iniziò la mia amicizia con il professore Pasquale Versace.
L’ultima volta che ci siamo incontrati è stato a maggio di quest’anno quando aveva organizzato una giornata di studio sull’alluvione di Sarno, evento che lui aveva seguito come Commissario straordinario per l’emergenza, io in parlamento: tutt’e due, in quegli anni, riscrivemmo le regole per la difesa del suolo in Italia, mettemmo sotto i riflettori la questione idrogeologica.
In mezzo una lunga, continua frequentazione umana prima ancora che professionale e politica. Anche politica: fondammo insieme le sezioni universitarie del Pci e della Cgil. Le nostre mogli si frequentavano, fu più volte ospite a casa mia facendo comunella con mia suocera rievocando o inventando vecchie storie napoletane, d’estate nelle sue residenze vicino Roma e a San Nicola Arcella quante ore abbiamo trascorso.
Era un treno in corsa: vedeva e voleva l’Università come il centro propulsore per la rinascita della Calabria, improntata al rigore del sapere e del saper formare, una rinascita spoglia di orpelli baronali, che sovente lo vedevano impegnato in campagne durissime anche contro i vertici sia del dipartimento che di unical.
Personalità di spicco a livello nazionale, dopo un intenso periodo trascorso all Imperial College di Londra e prima ancora di diventare ordinario fu fra i fondatori del Gruppo Nazionale di Idraulica, del Gruppo Catastrofi Idrigeologiche, presidente dell’Irpi-Cnr. Fu direttore del dipartimento di difesa del suolo che poi abbandonò in vibrata polemica dopo il cambio di denominazione: fu quella l’occasione di uno dei nostri dissidi che non turbò però la saldezza del nostro rapporto.
Idrologo teorico e costruttore idraulico, introdusse con i suoi studi innovazioni fondamentali per la previsione di eventi estremi e l’assetto idrodinamico delle reti fluviali.
Intensa la sua collaborazione con la Regione nelle materie acqua-suolo,
Vide con molto favore la ia mia candidatura al Senato: mobilito’ tutta Arcavacata tanto che da lì sorse l’espressione ‘partito dell’università’, e fummo costantemente a fianco in numerose iniziative che portai avanti in sede parlamentare.
Aveva perso la moglie da alcuni mesi e una luce si era spenta nei suoi occhi. Lascia due figli, Andrea e Alessadro che come molti di noi non potranno dimenticarlo.